Pari opportunità… che dire

Non esiste più una questione femminile, mi sento dire, nei corridoi della politica e del sindacato. Le pari opportunità , le politiche di conciliazione vita lavoro, tematiche di second’ordine. Bisogna concentrarsi su tematiche più stringenti come la crisi economica, la disoccupazione, il terrorismo e gli esodi.
Non esiste più una discriminazione di genere sul lavoro; tant’è vero che dopo l’approvazione del job act, l’incremento delle assunzioni di donne è stato zero; ancor oggi i salari sono inferiori a quelli degli uomini in molte realtà del mondo del lavoro e molte donne muoiono di lavoro nero o vengono licenziate perché incinte.
E ancora… che dire di quelle donne vittime di un substrato culturale che risulta essere ancora medievale, che sfocia nella pura violenza gratuita. La strage silenziosa che si consuma tra le mura domestiche, il luogo più intimo di ognuno di noi, ha raggiunto dimensioni folli ma non viene ancora percepito come un problema profondo della società e come tale affrontato seriamente e non con mere leggi punitive che non riescono ad arginare il mostruoso fenomeno del femminicidio.
Che dire dei livelli di povertà estremi di cui sono vittime principalmente donne e bambini di tutto il mondo.Tante donne profughe con figli sfidano l’impossibile per sfuggire a violenza, guerre, e miseria e trovano i muri altissimi della società “civilizzata” ad accogliere la loro disperazione.

Allora si può ancora dire che non esiste più una questione femminile solo perché le donne, entrando in quasi tutti i settori della società sono riuscite ad affermare un minimo la propria identità ed autonomia? È giusto che si sia diffusa la percezione che la problematica sia parte del passato e non esista più ai giorni nostri che certamente si distinguono per “la salvaguardia dei diritti umani”?
Purtroppo, nonostante ciò, la discriminazione di genere continua ancora a permeare sia tutti gli strati delle società occidentali, anche se in maniera più celata e subdola, e le realtà orientali dove ancora i diritti più elementari di uguaglianza non esistono ancora,anzi nelle situazioni di discriminazione razziale, religiosa ed economica sono sopratutto le donne a pagare il prezzo più alto e a portare il fardello più pesante.
Forse è vero non esiste più in senso stretto una questione femminile; ma una mentalità profonda della discriminazione insita nelle varie culture sociali e religiose che impedisce un vero e reale cambiamento in positivo della relazione non solo tra i due sessi ma tra “mondi “ differenti.
L’otto marzo oggi vuole fortemente rinnegare ogni discriminazione indistintamente e infondere la consapevolezza che evoluzione e sviluppo di una società sana da tutti i punti di vista possono concretizzarsi esclusivamente con criteri di uguaglianza e giustizia per donne e uomini, di tutte le razze e credo! 

Valeria Ruggiero