Italia e Cina insieme tra le stelle per studiare i terremoti

È previsto per il nuovo anno appena iniziato il lancio del satellite cinese del progetto CSES (China Seismo Electromagnetic Satelite), che vede una sostanziale partecipazione dell’Italia con l’Asi (Associazione spaziale italiana), l’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e il centro IAPS dell’Istituto nazionale di astrofisica e università italiane tra cui Trento, Tor Vergata e Uninettuno.

La tecnologia italiana è protagonista di questo progetto le cui basi sono state poste nel 2013 e che per il 2017 porterà in orbita il primo satellite adibito allo studio della ionosfera (la regione dell’atmosfera che si estende tra i 60 e i 450 Km di altitudine) e delle sue variazioni, con il preciso intento di stabilire e di studiare, se esistono, connessioni ed evidenze tra  tali mutamenti ed il verificarsi dei terremoti sulla terra.

Lo studio sulle perturbazioni elettromagnetiche delle ionosfera darebbe, effettivamente, l’opportunità di comprendere se quell’attività possa avere una correlazione dimostrabile con le fasi antecedenti ad un evento sismico di proporzioni rilevanti; partendo, infatti, dal presupposto che è, ad oggi, impossibile prevedere in anticipo e con certezza il verificarsi di un terremoto, con il progetto CSES gli scienziati italiani e cinesi mirano a valutare la possibilità di avere un riscontro di dati dallo spazio, oltre che dai sismografi a terra, in coincidenza con un evento sismico.

Se tali segnali provenienti dalla ionosfera fossero realisticamente correlabili, con rigore scientifico, ai movimenti tellurici della crosta terrestre, le applicazioni pratiche della scoperta sarebbero notevolissime; nel caso di chiara evidenza di segnali che anticipino l’avvento di terremoto, valutando il margine di precisione e l’arco temporale a disposizione, chi ha il dovere istituzionale di decretare l’evacuazione delle popolazioni potrebbe contare su un grado di certezza pressoché assoluta di quello che sta per accadere. Ovviamente se il rigore del metodo scientifico verrà rispettato al 100%.

Come ha avuto modo di sottolineare anche il presidente dell’Asi, Roberto Battiston, in merito alle applicazioni del progetto CSES: “elemento molto importante da valutare sarà l’eventuale anticipo temporale di un segnale, e capire se sarebbe sufficiente per dare l’allerta in modo affidabile. Tutte cose da verificare accuratamente”.

Insomma, il futuro che si prospetta in questo 2017 vede l’uomo impegnato a guardare allo spazio sempre più come un punto di osservazione unico per capire il pianeta terra, per osservarlo nell’ottica di prevenire le crisi.

Rossella Marchese