USA:ipotesi di reintrodurre la separazione tra banche di deposito e di investimento

Bank sign on glass wall of business center

La separazione tra banche di investimento e banche di deposito era stata la promessa di alcuni governi per contrastare la crisi finanziaria. Lo scopo sarebbe stato l’impermeabilizzazione delle due funzioni per proteggere i risparmiatori. La crisi del 2008 ha esposto i risparmiatori alla speculazione e all’assunzione di rischi degli istituti finanziari. Oggi, negli USA, la posizione su questo tema sembra iniziare a evolversi.

Nel 1933, in un’America ancora traumatizzata dalla crisi del 1929, Franklin Roosevelt promulgò una legge proposta da due parlamentari democratici Carter Glass e Henry Steagall. Il testo obbligava gli istituti a scegliere tra due attività incompatibili tra loro: quella di banca commerciale – dedita ai prestiti per privati e aziende, nonché alla gestione di depositi in contanti – e quella di banca d’affari – specializzata in operazioni sul mercato finanziario –.

Tale sistema ha accompagnato per più di 60 anni la fase di espansione del secondo dopoguerra (uno dei periodi più dinamici della storia statunitense). Tuttavia, con la giustificazione di supportare meglio la finanziarizzazione dell’economia, il Glass-Steagall Act fu abrogato il 12 novembre 1999 da Bill Clinton. Secondo alcuni economisti, questa decisione, avendo incoraggiato nelle banche la cultura del rischio, avrebbe in parte contribuito alla crisi del 2008.

Keith Noreika, l’attuale responsabile dell’Ufficio di controllo valuta (l’organismo per la regolazione delle banche americane) ha confermato giovedì 11 maggio che l’Amministrazione Trump aveva iniziato a elaborare una nuova versione del Glass-Steagall Act.

Steven Mnuchin (US treasury secretary) e Gary Cohn (uno dei principali consiglieri economici di Trump) sono entrambi ex-banchieri di Goldman Sachs. Inoltre, Goldman Sachs non sembra preoccupata per il ritorno al Glass-Steagall Act. Nel 2008, la banca (in carenza di liquidità) acconsentì a modificare il suo statuto per trasformarsi in banca commerciale e poter accedere agli aiuti statali. Il gruppo conserva ancora un forte profilo di banca di investimento.

Tuttavia, l’efficienza che deriverebbe dalla separazione tra banche di deposito e banche di investimento non è condivisa in modo unanime. Daniel Tarullo, da poco ex-responsabile – presso la Federal Reserve – della supervisione dei grandi stabilimenti bancari americani, sostiene che fu il crollo di Bear Stearns e Lehman Brothers – due banche d’affari prive di attività di deposito – l’origine della crisi finanziaria. La separazione delle attività bancarie da sola non rappresenta una protezione sufficiente. Essa, inoltre, comporterebbe la perdita dei vantaggi legati alla combinazione di queste attività (come ad esempio la capacità degli istituti bancari di accumulare capitali che permettono di fronteggiare gli impegni finanziari durante i crolli del mercato). Questi costi supplementari potrebbero minare la stabilità finanziaria.

Robert Reich, ex ministro del lavoro dell’Amministrazione Clinton, evidenzia come durante la crisi del 2008, grazie all’abrogato Glass-Steagall Act, le banche troppo grandi per fallire, fossero garanti di una parte dei rischi assunti da istituti come Lehman Brothers.

I sostenitori della riforma criticano l’eccessiva concentrazione del settore bancario statunitense in cui i sei maggiori istituti gestiscono il 95% dei prodotti derivati e il 40% dei depositi. Infine, il Presidente Trump sembra voler difendere la causa di una deregolamentazione del settore finanziario.

Danilo Turco