Poco più di un mese fa, sopra la devastazione mortale dell’incendio di Pedrogao Grande, in Portogallo, sorvolavano i canadair italiani, mandati dal nostro Paese in aiuto ai portoghesi per domare un fronte incendiario di quasi 100 kilometri; oggi, a distanza di alcune settimane, la situazione si è così evoluta: nonostante il Portogallo sia ancora a rischio, canadair francesi sono venuti in soccorso di un’Italia che sta ancora bruciando da nord a sud.
La catastrofe più grande è certamente quella che ha interessato il parco nazionale del Vesuvio, un incendio doloso che ha mandato in fumo una porzione enorme della vegetazione e delle biodiversità presenti nell’area e che, dal 10 luglio, ora finalmente è sotto controllo. La colona di fumo proveniente dal fronte di fuoco ha avvolto completamente la montagna, assumendo le sembianze di un pennacchio visibile durante un’eruzione. Il fumo è ricaduto su una vasta zona della Campania, interessando persino le lontane località di Avellino e Benevento.
Gli incendi italiani, complici le condizioni ambientali favorevoli e l’alto tasso di siccità nella tipica vegetazione mediterranea, fatta di arbusti e di un ricco sottobosco presente al di sotto delle vaste pinete, hanno provocato danni ingenti anche nel Cilento, nel Golfo di Policastro e nella Costiera Amalfitana; fuori dalla Campania, è totalmente andata in cenere la pineta di Castel Fusano, sul litorale romano,vicino ad Ostia, mentre in Calabria decine di roghi hanno interessato l’alto Ionio, il Pollino e l’alto Tirreno.
Le cose non sono andate meglio al nord, in Toscana, da Pistoia a Volterra, fino a Grosseto, sono stati circa 300 gli interventi dei vigili del fuoco, dagli inizi di luglio fino ad oggi.
A parte la calura estiva, dall’inizio dell’anno sono andati a fuoco quasi 44 mila ettari (aggiornati al 17 luglio), e secondo Legambiente ci vorranno 15 anni per ricostruire i boschi inceneriti, con danni all’ambiente, al lavoro e, ovviamente, al turismo. Il danno economico, invece, sfiora i 900 milioni di euro, una cifra che arriva a 9 miliardi di euro se si prendono in considerazione i 447mila ettari bruciati dal 2010 a oggi, pari alla superficie del Molise. Questi alcuni dati del dossier “Le mani sporche degli incendi” messo a punto dai Verdi, in cui, oltre ai numeri sconcertanti, si tira in ballo anche una parte della riforma Madia, quella che ha portato la Forestale a essere inglobata in altri corpi di polizia, cosa che, assieme ai troppi, piromani impuniti, non rende più facile la difesa del patrimonio boschivo italiano.
Rossella Marchese