Proposta indecente

Il prestito è una forma di finanziamentoa cui molti ricorrono per fare fronte ad esigenze diverse, individuali, familiari, finanziarie. C’è il prestito per la casa, altrimenti detto mutuo fondiario, il prestito per acquistare l’auto, per finanziare l’impresa, il prestito al consumo e così via. Ma, avreste mai pensato che si sarebbero inventati il prestito pensionistico? Non il prestito che l’Inps fa ai pensionati per comprarsi il frigorifero, la macchina o altro, ma, bensì il prestito che l’Inps andrà a fare ai pensionati novelli, per pagarsi la pensione. Non è, come sembra, un rompicapo, invece è proprio così. Che cos’è il genio, l’estro, la fantasia, se non la capacità di risolvere problemi e di trovare le soluzioni? Facciamo un passo indietro. Negli ultimi anni i lavoratori italiani hanno dovuto sopportare due riforme pensionistiche quella Maroni del 2004 e quella Monti – Fornero, che non pochi problemi ha creato a quanti pensavano di essere vicini al desiderato traguardo.

 

Ricordiamo che la riforma Maroni aumentava sia l’età minima per la pensione di anzianità fissandola a 60 anni (prima erano 57), sia la soglia contributiva portandola da 35 a 40 anni, il cosiddetto scalone. Tutto questo però non sarebbe avvenuto con modalità traumatiche, visto che la legge sarebbe andata in vigore nel 2008. Anzi, nel periodo di transizione, la stessa legge introdusse dei bonus che, con un meccanismo di decontribuzione, sono serviti ad incentivare i lavoratori anziani a rimandare la data di pensionamento. La riforma Maroni non trovò poi piena attuazione, in quanto fu abrogata prima del 2008 dal Governo Prodi. Questo fatto, secondo alcune interpretazioni, diede il via all’intervento della Bce, che reclamava proprio un inasprimento dei requisiti per la pensione. La conclusione è ormai tristemente nota, soprattutto a quanti, nati negli anni 1951-52 e successivi, maturavano l’aspirazione di potersi pensionare a breve. Altro che lo scalone di Maroni! La riforma Fornero è intervenuta duramente sia sui requisiti che sui meccanismi di calcolo della pensione. Ma veniamo ai giorni nostri. Tutti sembrano concordi che è necessario intervenire per mitigare gli effetti pesantissimi che la riforma Fornero ha avuto sulla vita dei lavoratori, sulle imprese e, anche e soprattutto, sui giovani, per i quali si sono ridotte le possibilità di trovare lavoro. Su questo punto il Governo ha presentato un piano alle organizzazioni sindacali che prevede la possibilità di anticipare di tre anni la pensione ricorrendo, attraverso l’Inps, a forme di finanziamento tramite istituti bancari. Per dirla in altri termini, il lavoratore a cui mancano tre anni per la pensione, potrebbe fare richiesta all’Inps di pensione anticipata. In caso di sussistenza dei requisiti l’Inps darebbe corso al pagamento della pensione.

Detta così la proposta sembra allettante. Dov’è l’inghippo?

La pensione, che in realtà non viene pagata dall’Inps ma da un istituto di credito, dovrà essere restituita, con comode rate mensili (taglio massimo del 15%), trattenute direttamente sulla pensione definitiva, per la durata di 20 anni. Geniale vero? Il lavoratore, che per circa 40 anni ha lavorato, pagando mese per mese i contributi pensionistici, se vuole anticipare l’uscita dal lavoro, di fatto, dovrà indebitarsi per vent’anni. Potrà, però, stare tranquillo: per fare questo non sarà necessario impegnare la casa, ed in caso di morte, interverrà l’assicurazione, per cui non lascerà agli eredi l’onere di continuare a pagare il debito contratto.

In un paese in cui i parlamentari maturano vitalizi di migliaia di euro dopo pochi anni, e con una previdenza pubblica che eroga pensioni d’oro per miliardi,   pretendere che, dopo quarant’anni di lavoro, i cittadini, per andare in pensione in anticipo, debbano ricorrere al prestito pensionistico, sembra davvero una proposta, a dir poco, indecente.

Enzo Parentela