Dylan Dog è stato negli Anni Ottanta un vero e proprio caso editoriale, diventando in breve tempo il fumetto più venduto in edicola. L’investigatore dell’incubo, che ha il bel volto dell’attore Rupert Everett e che è sempre accompagnato dal fido Groucho che stempera con le sue battute le atmosfere più cupe, è un personaggio in continua evoluzione, tanto da avere avuto di recente un totale restyling con un vero e proprio “nuovo inizio”. In teoria la serie è ambientata a Londra, ma in realtà la Londra di Dylan Dog è la Milano di Dino Buzzati, poetica e onirica, sono le parole del regista Giancarlo Soldi, che a Tiziano Sclavi, creatore del celebre personaggio a fumetti ha dedicato il film-intervista “Nessuno siamo perfetti”. Se è vero che gli autori delle storie della serie pubblicata da Bonelli, che ha fine mese compie trent’anni, il numero uno “L’alba morti viventi” è uscito il 26 settembre 1986, sono sparsi per tutta Italia, Torino presenta una insolita concentrazione di sceneggiatori: Claudio Chiaverotti, Pasquale Ruju, Andrea Cavaletto, Fabrizio Accatino, Giancarlo Marzano.
Il fascino del personaggio creato da Tiziano Sclavi sta proprio nel suo essere un crocevia di influenze culturali: letteratura, cinema, musica, tutto confluisce nelle sue tavole. Non solo horror, ma molto altro. Il filo conduttore che unisce L’alba dei morti viventi, il primo albo, a Mater dolorosa, la storia tutta a colori in uscita il 29 settembre in occasione del trentennale, è la continua messa in discussione delle proprie sicurezze, la denuncia dei veri “mostri” della contemporaneità: l’ipocrisia, il razzismo, l’alienazione quotidiana. Tra zombie e fantasmi spuntano i drammi moderni della solitudine e dell’emarginazione, sempre trattati anche con l’arma dell’ironia, affidata alla spalla Groucho.
L’esordio del fumetto fu difficile, infatti rimane agli atti la telefonata del distributore: “Il primo albo è un fiasco, è morto in edicola”. Poi succede qualcosa di inaspettato, e questo sì che è un mistero che nessuno ha mai risolto. Con il passaparola, il mese successivo il fumetto diventa un fenomeno di costume. Esplode definitivamente dai primi Anni ‘90 in poi, quando arriva a vendere più di 500 mila copie al mese, a cui andavano sommate altre centinaia di migliaia con le ristampe, i mensili e numeri speciali. Poi, come per tutto il settore del fumetto seriale, gli anni bui, il calo delle vendite, anche se oggi si attesta sulle centomila mensili, e rimane uno dei fumetti più letti in Italia, la ricerca di nuove strade per rispondere alla concorrenza di nuovi media e forme di intrattenimento culturale.
Pian piano papà Sclavi lascia la sua creatura ad altri sceneggiatori e a grandi disegnatori. Negli ultimi due anni il curatore Roberto Recchioni rinfresca e da nuova linfa vitale alla serie, creando diversi personaggi e antagonisti, come John Ghost, la modernizza inserendo la tecnologia nelle storie, con cui il protagonista ovviamente ha un pessimo rapporto, e fa partire nuove iniziative editoriali. In tv, la Studio Universal omaggia il personaggio con una rassegna di film citati nelle sue storie. Si parte il 7 ottobre con La notte dei morti viventi di George A. Romero e il documentario in prima tv Dylan Dog – 30 anni di incubi alle 21:15, si va avanti ogni venerdì, Essi vivono, Videodrome, The Elephant Man, fino alla maratona della notte di Halloween. La voce dell’indagatore arriva anche su Radio 24: dal primo ottobre ogni sabato alle 15 una serie di otto albi particolarmente significativi, tra cui Il lungo addio, Memorie dall’invisibile, Ucronia, che diventeranno avventure raccontate e sceneggiate.
Nicola Massaro