Wonder Woman scelta ambasciatrice ONU per le donne

Wonder Woman, l’icona dei fumetti della DC Comics scelta ambasciatrice ONU per le donne.

Il suo vero nome è Diana Prince e quest’anno festeggia 75 anni, portati benissimo.

Quando creò il suo personaggio, nel 1941, William Moultom Marston, teorico del femminismo, psicologo, inventore e soprattutto fumettista, aveva in mente un’immagine ben precisa: un rimedio efficace, fatto di abiti e modi disinibiti, che rivalorizzasse le donne donando loro la forza di Batman assieme al fascino di una donna bella, brava e buona.

Indubbiamente uno dei personaggi più inarrestabili e con un potente simbolismo, di tutta l’editoria a fumetti. Nel suo nome, Diana Prince, già un messaggio, coraggiosa e provvidenziale come il principe che tutte attendono e che, magari, nascondono nel loro animo; nella sua terra natale, l’Isola Paradiso, un altro indizio, una terra di amazzoni, tra situazioni al limite dell’omosessualità, o molto più banalmente, un luogo di opportunità, dove i gesti non si misurano ma nascono spontanei. Ed ancora, i cambiamenti di Diana, che nei suoi 75 anni è stata una tradizionalista, una moglie, ha perso i suoi poteri assieme al suo corsetto da pin-up, ha  imparato le arti marziali, ha riconquistato i suoi poteri ed è divenuta “quasi” una dea greca. Tanto eclettica e pragmatica da risultare pericolosamente reale, “quasi” una donna vera. Ed in più vola, senza essere una strega (praticamente un miracolo!), senza scopa e senza patti siglati con oscure entità; vola perché sa farlo, con una innata bravura nell’analizzare le situazioni dall’alto.

E forse è per questo che le Nazioni Unite l’hanno scelta come Ambasciatrice onoraria per i diritti delle donne e delle ragazze; proprio lei, la super eroina simbolo dell’emancipazione femminile, la cui nomina ha, ovviamente, scatenato una valanga di polemiche.

Le si rimprovera di essere troppo finta, troppo sexy, troppo succinta (fortunatamente il suo libero orientamento sessuale la salverebbe dalla totale disfatta), insomma del tutto stereotipata. Eppure, il fatto che Diana Prince sia stata mal considerata, allo stesso modo in cui fu criticata ferocemente quando il suo personaggio si affacciò alla fama, fa ben sperare, se si tiene conto dell’impatto che Wonder Woman ha avuto nell’immaginario sociale e su più generazioni, come simbolo di forza e libertà.

Insomma, l’idea dell’ONU non sarebbe totalmente peregrina, basta trovare la giusta chiave interpretativa e convenire che se il simbolo è potente e facilmente riconoscibile, il messaggio arriverà rapido ed efficace al maggior numero di soggetti.

Che sia una scelta significativa per il destino dell’empowerment delle donne, o una trovata di marketing, lo scorso 21 ottobre, al Palazzo di Vetro a New York è stata Diane Nelson, presidente della DC Entertainement, ad accettare la nomina a nome di Wonder Woman.

Per tutto il 2016 l’immagine di Wonder Woman sarà usata nelle campagne dell’Onu e sui social per accompagnare le operazioni di sostegno alle pari opportunità e contro la violenza sulle donne.

Magari, sarebbe stato un gran “colpo di empowerment” e pure di coerenza, veder una donna al vertice dell’Onu, dopo 8 Segretari maschi, ma le 7 candidature femminili sono state respinte dal Consiglio di Sicurezza in favore del portoghese Antònio Guterres. Un’altra occasione mancata, tuttavia il cammino per l’uguaglianza prosegue.

 

Rossella Marchese