Il caso Deutsche Bank e lo spettro di Lehman Brothers

Indipendentemente dal tipo di stress bancario che si verifica nei mercati finanziari, anche per Deutsche Bank alcuni paventano, in modo quasi automatico, il rischio di un nuovo caso Lehman Brothers.

Il fallimento della Lehman Brothers, avvenuto nel 2008, accelerò la crisi economica. Essa ebbe origine da una situazione microeconomica e macrofinanziaria sensibilmente molto più degradata rispetto a quella attuale. Nel 2008 l’epicentro della crisi furono gli Stati Uniti d’America, già in una situazione di recessione dal 2007.  La crisi fu generata da una bolla immobiliare e da una scarsa informazione finanziaria che condussero a una paralisi inedita del mercato interbancario mondiale.

Il sistema europeo, nonostante il rafforzamento delle banche iniziato nel 2008, è ancora vulnerabile a causa di una crescita debole, dei crediti in sofferenza, di vincoli prudenziali più forti e di una svalutazione del margine netto di interesse. Pertanto, i processi di riparazione dell’industria bancaria europea appaiono incompleti soprattutto in settori particolarmente deboli come ad esempio le ristrutturazioni e le cessioni di attivi.

Inoltre, le regole dell’unione bancaria – come l’interdizione del bail out (il salvataggio pubblico delle banche) – non sono ancora adeguate. Senza una forte riduzione della multa imposta dalle autorità americane alla Deutsche Bank, appare difficile un’uscita dallo stress del mercato senza un intervento diretto o indiretto del governo federale tedesco.

La Deutsche Bank è stata fondata nel 1870, il suo bilancio equivale al 58% del Prodotto interno lordo tedesco e conta 46.000 dipendenti in Germania su un totale mondiale di 100.000 collaboratori. Nonostante l’impopolarità dell’aiuto pubblico alle banche, appare inverosimile un atteggiamento di totale passività da parte del governo tedesco di fronte a un potenziale choc di liquidità e/o di solvibilità riguardante la più importante banca della Germania.

 

Danilo Turco