Il piano Unicredit prevede in Italia 3700 esuberi e la chiusura di 600 filiali

Il Piano Industriale presentato dai vertici di Unicredit in questo complicato scenario di fine anno, purtroppo, peggiora il trend comune utilizzato dal management per affrontare le esigenze di ricapitalizzazione e di redditività emerse dopo i lunghi anni di recessione e di pessime scelte gestionali, ovvero, il taglio dei costi ed in particolare di quelli relativi al personale” dichiara il Segretario Generale di Unisin Emilio Contrasto. “Abbiamo assistito in un recente passato ad altre ristrutturazioni – continua il Segretario Generale Contrasto – e condiviso soluzioni per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per una Banca vicina alle esigenze delle famiglie e delle imprese ed i risultati evidentemente non sono stati soddisfacenti nonostante i sacrifici dei lavoratori e la disponibilità al confronto del Sindacato, pertanto, seguiremo con attenzione le fasi di questo ennesimo Piano Industriale affinché i lavoratori, ancora una volta, non siano ulteriormente penalizzati. In ogni caso gli strumenti che saranno individuati dovranno salvaguardare i livelli economici e normativi presenti oggi all’interno del Gruppo e confermare la volontarietà per ogni iniziativa volta ad ottenere il raggiungimento degli obiettivi del Piano”. “Non possiamo consentire – aggiunge il Segretario Nazionale responsabile di Unicredit Roberto Vitantonio – che i lavoratori Italiani siano ancora chiamati ai sacrifici per un Piano Industriale che prevede, tra l’altro, un aumento di capitale di queste proporzioni che, ovviamente, potrebbe diluire, se gli attuali azionisti Italiani non parteciperanno completamente, le quote Italiane in una Banca che è bene ricordarlo fa parte, per il peso economico e strategico rappresentato, delle Global Sifi oltre che uno storico riferimento per l’economia del nostro Paese, sintesi della aggregazione di un insieme di importanti Banche in alcune delle quali lo Stato era addirittura azionista di riferimento”. Il Segretario Nazionale Vitantonio, conclude evidenziando “la preoccupazione per una soluzione, proposta da questo management, che si concretizza in un ulteriore grave riduzione del numero dei lavoratori italiani quantificabile in 3700 risorse, oltre che, nella chiusura di quasi 600 Filiali solo in Italia”.