Addio a George Michael, idolo degli anni ottanta, tra eccessi e successi

Il Natale era nel karma di George Michael. Il titolo di Last Christmas, una delle sue canzoni più famose di sempre, suona ora beffardo. Questo Natale è stato il suo ultimo. O forse no, perché c’è ancora incertezza su ora e data dell’addio al mondo crudele, a soli 53 anni, del grande artista inglese di origini greche: il suo ufficio stampa parla di “una morte in pace, per un arresto cardiaco” avvenuta nel “periodo natalizio”, ma circolano anche voci non ufficiali.

George Michael rallegrò come nessuno la gioventù degli Ottanta, nella spettacolare coppia degli Wham! accanto a Andrew Ridgeley. Una tragica notizia che arriva dopo almeno due anni di silenzio. In tutti i sensi: anche i tabloid lo stavano lasciando in pace, dopo averlo perseguitato a lungo. Perché guidava in stato di ebbrezza o perché in possesso di stupefacenti vari. O perché sorpreso in un bagno con un poliziotto. Già, la sua omosessualità, malcelata negli anni’80 quando doveva recitare obbligatoriamente la parte del sex symbol a tutti i costi. E poi finalmente dichiarata, ma sofferta, con quella storia di alti e bassi con il compagno di sempre Kenny Goss. Nato a Londra da padre greco-cipriota, al secolo si chiamava infatti Georgios Kyriacos Panayiotou, è un idolo delle ragazzine britanniche, insieme all’amico Ridgeley con cui fonda gli Wham! nel 1981. Con la zazzera sparata in aria e la voce già unica è un successo immediato: gli Wham pubblicano quattro album in quattro anni, collezionando un primo posto dietro l’altro in classifica, con singoli immediati e di facile ascolto, da Club Tropicana Wake Me Up Before You Go Go, oltre alla suddetta Last Christmas. Disegnando, con i Duran Duran e gli Spandau Ballet, la colonna sonora di una generazione senza troppi pensieri, negli anni del thatcherismo e della classe media che si arricchisce e ostenta senza freni. E di questa onda George insieme al duraniano Simon Le Bon sembra il capofila assoluto.  Dopo 25 milioni di dischi venduti Andrew Ridgeley aveva scelto la bella vita e le macchine da corsa e George le luci del pop. Dopo il debutto solista di “Faith” dell’87, ed altri 25 milioni di copie nel mondo, era arrivato “Listen Without Prejudice vol. 1”, tentativo di liberarsi dell’etichetta di bel faccino e quindi niente apparizioni nei videoclip o interviste promozionali. L’accoglienza del pubblico americano fu tiepida, seguì, causa con la Sony sulle responsabilità del mezzo flop e sei anni di attesa per il nuovo “Older”.

Immenso il patrimonio di George Michael. Sui giornali britannici si parla già dell’eredità del cantante: 100 milioni di sterline secondo alcune stime. A chi andranno? Una parte probabilmente ai fratelli maggiori e ai figli del cugino. Una parte, forse, ad alcune associazioni benefiche per la lotta al cancro o impegnate in progetti per bambini e adolescenti in difficoltà. E poi, secondo la stampa inglese, ci sono i figli degli amici più cari a cui George ha fatto da padrino. A cominciare da Roman e Harley Moon Kemp, figli di Shirlie Holliman, che negli anni ottanta aveva lavorato con gli Wham!, e del bassista degli Spandau Ballet Martin Kemp. Nella lista dei possibili beneficiari anche Bluebell, la figlia della ex Spice Girl Geri Haliwell.

Nicola Massaro