Saldi  2018

Sono iniziati in tutta Italia i saldi invernali. Prima a partire la Basilicata, seguita dalla Valle d’Aosta e poi dalle altre regioni. La Confesercenti stima una partecipazione particolarmente elevata di negozianti e consumatori, con sconti applicati da circa 280 mila attività commerciali (ovvero un negozio su tre), inclusa praticamente la totalità dei negozi di moda e di tessili.

Un italiano su due approfitterà dell’occasione per fare almeno un acquisto, mentre, secondo le stime, un altro 41% valuterà le occasioni di risparmio prima di decidere se acquistare o meno. Il budget sarà di circa 150 euro a persona, e l’86% si dice pronto a spendere come o più dello scorso anno. Le date della fine dei saldi, invece, sono molto diverse da regione a regione: in Trentino-Alto Adige finiranno il 16 febbraio, mentre in Campania il 2 aprile, per esempio, ma ad ogni modo si potranno fare acquisti a prezzi scontati fino alla fine di febbraio o l’inizio di marzo.

Ma da dove viene la parola “saldo”? In gergo commerciale, la differenza tra le entrate e le uscite è un “saldo”, positivo o negativo, e i “saldi” sono quindi quello che non è stato venduto in un negozio alla fine della stagione e la vendita stessa di quei capi invenduti. In Italia le vendite scontate risalgono al periodo fascista, quando furono introdotte le due categorie delle “vendite straordinarie” e delle “vendite di liquidazione”. I commercianti potevano scegliere liberamente il periodo dell’anno in cui fare le vendite straordinarie. Nel 1980, invece, una legge stabilì che le Camere di commercio avrebbero deciso i periodi dell’anno, al massimo due, in cui si potevano tenere i saldi, e che i saldi non sarebbero potuti durare più di quattro settimane. Nel 1998, infine, si intervenne ancora sulle date, stabilendo che fossero le singole regioni a decidere quando poter iniziare i saldi.

Maria Grazia Palmarini