La superstizione e il condizionamento

Per descrivere il comportamento di persone facilmente influenzabili da fattori esterni , sociali o culturali spesso viene utilizzato il termine “condizionabile” .
Ma cosa si intende ,nello specifico, per “condizionamento”?
Secondo i teorici del comportamentismo, corrente psicologica dominante negli USA dai primi del ‘900 fino agli anni sessanta, il condizionamento sarebbe addirittura il meccanismo principale attraverso il quale si realizza l’apprendimento.
La scoperta del “condizionamento” risale in realtà al 1903, anno in cui il fisiologo Pavlov, un po’ per caso, studiando le ghiandole salivari dei cani (in rapporto alla presentazione di cibo), notò che questi ultimi cominciavano a salivare appena lo vedevano entrare nella stanza in cui si trovavano… anche quando non gli portava del cibo! Lo studioso, allora, ipotizzando che gli animali associassero il suo ingresso nella stanza al pasto, decise di presentare, congiuntamente al cibo, uno stimolo artificiale , ovvero il suono di un campanello … e così facendo verificò che,dopo un certo numero di presentazioni associate, il suono del campanello (lo stimolo artificiale/condizionato) diveniva sufficiente a provocare la risposta , ossia la salivazione, che normalmente si verificava solo nel caso della presentazione dello stimolo naturale (il cibo/stimolo incondizionato).
Ovviamente perché l’associazione avesse luogo, era necessario che la connessione fra lo stimolo condizionato e quello incondizionato, non solo fosse ripetuta più volte, ma anche che la presentazione dei due, avesse una brevissima contiguità temporale .
Quanto appena descritto, rappresenta il fenomeno definito” condizionamento classico”.
Altra forma nota, e se vogliamo più “evoluta” di condizionamento, è quella definita “operante”, secondo la quale: il comportamento è sempre considerato conseguenza dell’associazione tra stimoli, ma la connessione tra questi ultimi non deriverebbe solamente dalla contiguità temporale ma anche (e soprattutto) dagli effetti conseguenti alla risposta.
E’ stato lo psicologo Thorndike a condurre i primi esperimenti su questo meccanismo, studiando il comportamento di un gatto chiuso in una gabbia, dalla quale si poteva uscire soltanto premendo una leva (metodo definito “per tentativi ed errori”).
Egli osservò che, col trascorrere del tempo, il gatto riusciva ad uscire sempre più rapidamente dalla gabbia, abbandonando dunque i tentativi “sbagliati” e mettendo in atto sempre la soluzione giusta.
Le osservazioni di Thorndike vennero poi ulteriormente arricchite da un altro psicologo, Skinner, il quale approfondì il meccanismo del rinforzo, che poi è divenuto il principio fondante del condizionamento operante.
Il concetto di fondo è che i comportamenti che sollecitano una risposta desiderabile da parte dell’ambiente (rinforzo positivo) hanno maggiore possibilità di essere ripetuti. Skinner dimostrò questo fenomeno studiando il comportamento di 8 piccioni posti in una gabbia (definita Skinner box) ingegnata in modo tale da erogare cibo ogni qualvolta l’animale premeva una determinata leva. Presto i piccioni impararono a procurarsi il cibo premendo intenzionalmente col becco la leva.
Skinner programmò allora la gabbia in modo tale che il cibo venisse erogato ad a intervalli di tempo regolari, indipendentemente dalla pressione della leva. A questo punto i piccioni, non sapendo quale meccanismo promuovesse l’erogazione di cibo , iniziarono ad adottare comportamenti insoliti e ripetitivi , più precisamente i movimenti messi in atto, del tutto casualmente, un attimo prima che arrivasse il cibo.
I comportamenti dei piccioni osservati erano svariati e alquanto buffi: alcuni giravano su se stessi freneticamente, altri scuotevano la testa , altri allungavano il collo verso un angolo della gabbia … in altri termini i volatili, non sapendo che la somministrazione del cibo dipendesse solo da un timer, avevano associato quel tipo di movimento al pasto.
Ma ciò che più impressionò Skinner fu la costanza con la quale gli animali, spinti dalla tanto forte quanto errata convinzione che quei rituali favorissero l’approvvigionamento di cibo, li ripetevano in continuazione, nonostante risultassero inefficaci nella maggioranza dei casi, in quanto privi di nesso causale con l’evento voluto!
Un tale condotta può, a tutti gli effetti, definirsi” superstiziosa”… ed è per questo che l’esperimento, viene comunemente ricordato come “Superstizione del piccione”.
Dagli animali agli uomini il passo è breve e diversi studi hanno dimostrato che le reazioni emotive possano essere condizionate anche nelle persone…
In conclusione dunque, potremmo dire che “condizionabile” è qualcosa di più che un semplice aggettivo da utilizzare, come nella più comune accezione, per definire persone facilmente influenzabili, poiché, alla luce dei paradigmi del condizionamento classico e operante e dei curiosi esperimenti condotti sull’argomento, ogni comportamento messo in atto sembrerebbe in qualche modo “condizionabile” forse… molto più facilmente di quanto potessimo immaginare…
Barbara Guercia