Per non dimenticare

Da 77 anni festeggiamo la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, la fine dell’occupazione nazista e la definitiva caduta del regime. Entro il primo maggio del 1945 venne liberata tutta l’Italia e si mise così definitivamente fine alla 5 anni di guerra e a vent’anni di dittatura fascista.

È un giorno fondamentale per la storia d’Italia: è il simbolo della Resistenza e della lotta condotta dai partigiani. Celebrarla oggi ha un gusto così amaro, un sapore diverso rispetto agli altri anni. Potevamo credere di aver studiato le due grandi guerre sui libri di storia e, ingenuamente forse, aver creduto si trattasse di un passato non replicabile, qualcosa di morto che tenevamo in piedi per non dimenticare le brutture e gli abomini di quel periodo. Quando si commemorava il passato con le varie giornate della memoria, a qualcuno sarà sembrato un di più, qualcosa di trito e ritrito che non ci riguardava.

E invece, tutti i moniti che abbiamo letto sono dannatamente attuali, siamo qui inermi ancora una volta, come i nostri avi, ad aspettare le conseguenze dei grandi della Terra. E dei loro capricci.

Ascoltiamo inermi ciò che accade a due passi da casa nostra, lo spettro di una nuova grande guerra, che questa volta potrebbe avere conseguenze ben più terribili di una trincea con la baionetta e forse niente neppure pensando all’atomica di Hiroshima e Nagasaki.

Le vittime di ogni guerra sono sempre le persone meno responsabili per essa: i civili, quelli che se ne stavano a casa loro e sono dovuti scappare lasciando tutto. Tutto. Lo vediamo da anni nei conflitti in Siria, in Afghanistan, in alcuni stati dell’Africa. E ora anche in Ucraina. Gino Strada, primo oppositore di tutte le guerre, diceva che l’80% delle vittime sono civili.

Oggi più che mai, ha senso difendere la Libertà, ha senso commemorare la Liberazione da ogni guerra e ripudiarla affinché non si verifichi più.

Per non dimenticare.

Milena Di Fina

Coordinamento UNISIN Donne & Pari Opportunità