FYI, ovvero “per vostra opportuna conoscenza”.

La prima volta che, in una solita email, inviata dal solito sconosciuto collega, appartenente ad una solita appena costituita struttura centrale, leggemmo l’insolita sigla FYI (che per vostra opportuna conoscenza sta per For Your Information), ci lasciò come al solito un sano imbarazzo. Perché nell’istinto la mancanza di conoscenza immediata ci autoincrimina di sana ignoranza, e poi, dopo la scoperta del significato, un respiro di sollievo ci scagiona, perché sì, non conosciamo la nuova parola o sigla o modo di dire, ma non è né di difficile traduzione né di difficile memorizzazione e si conclude la lettura della email o del testo o della circolare, con la solita frustrazione rispetto all’abbandono della nostra tanto cara, amata ed elegante lingua italiana.

Nel mondo della finanza il frequentissimo uso dei termini anglofoni, all’apparenza, è molto radical chic, in realtà quell’attimo di impaccio che si prova nell’ascoltare e/o veder scritti certi vocaboli nel contesto di una frase, ci fa perdere, in termini di tempo e comprensione, il senso dello scritto.

Quindi ci pone in uno stato di inferiorità cognitiva sia nei confronti dell’interlocutore, sia nei confronti della situazione che si sta affrontando, aumentando la già manifesta sensazione di inadeguatezza.

Inoltre, si è ben consapevoli che l’utilizzo di un linguaggio economico finanziario anglofono è una comunicazione ben studiata e attuata da parte dei vertici aziendali per poter essere incompresa e per opacizzarne i veri contenuti, al fine di una spiazzante soggezione da parte della popolazione lavorativa.

Così, dopo i vari Overview, Survey, Speech, FAQ, KPI, Disclaimer, ai quali, più o meno, abbiamo ormai l’orecchio, ci troviamo costantemente di fronte a nuovi Financial English che ci obbligano a cercarne e interpretarne la traduzione, carpire i significati più reconditi per poter operare cercando di mantenere uno stato di traballante certezza.

La lingua italiana, così come tutti gli altri idiomi, è in continua evoluzione. Si trasforma, si modifica, si contamina. E ancora di più, grazie all’intervento di Internet e dei Social, si restringe. Una centrifuga infeltrente che impoverisce e rende scadente la comunicazione. Come se fosse un morbidissimo paio di calzini in cachemire mal lavati che sostituiamo con un altro scadentissimo paio di maleodorante poliestere.

Ma al peggio non c’è mai fine! Eh già perché il vero tsunami, il maremoto, la grande inondazione che rischia di sommergere completamente l’italiano strutturato sarà causato da lei, l’ultima inesplorata innovazione che, dopo internet, darà un’ulteriore svolta alla nostra vita: l’AI – l’Intelligenza Artificiale.

Attenzione, non che non sia utile, tutt’altro. Ma ben sapendo che il mondo bancario è statisticamente in possesso dei boomers che, per quanto istruiti, per tradizione, non brillano in intuizioni informatiche, le aziende si stanno attrezzando predisponendo corsi sul funzionamento della stessa, con approfondimenti sulle origini, gli sviluppi, le regolamentazioni aziendali, le deviazioni, i pericoli e tutto quello che potrebbe accadere di spiacevole, e particolarmente dannoso, nell’utilizzo del nuovo mondiale mezzo.

Bene! Grande atto di attenzione nei confronti dei dipendenti fruitori del nuovo mondo. Se non fosse che i corsi sono strutturati utilizzando per il 50% la lingua italiana e l’altro 50% la lingua inglese. Non solo, il linguaggio non è relativo al consolidato mondo economico-finanziario ma espressamente dedicato all’oscuro universo del linguaggio tecnico informatico.

Nel corso, disponibile rigorosamente online, una signorina molto a “modino” spiega e traduce gli elementi sostanziali dell’AI, e che, a dir suo, diventeranno parte integrante delle attività lavorative bancarie, utilizzando a tal fine, e il tutto in circa un quarto d’ora, i seguenti termini:

Input, Output, Data Quality, Fairness, Framework, Sistemy software, Act Responsible, Governance dinamica e normative, Rischi di Cybersecurity, Conformity by Design, Processi End to End, BIAS, Survey on Line, Requisito della Fairness, Fairness Trought Unawareness, Statistica Parity, BIAS Assessment, White Box, Grey Box, Black Box, Explaner, Human IN/ON/OUT the Loop, Setup Processo, Escalation, Deployer, Chat GPT, Business Owner, DAIO (Data Artificial Intelligence Office), BO Federato, CDT (Compliance Digital Trasformation).

E, tra una word e l’altra, gli unici inquietanti e minacciosi termini tecnici in italiano usati nella meticolosa spiegazione sono: misure di spiegabilità, antropocentrica, sorveglianza umana, sorveglianza umana rafforzata, IA generativa per reti neurali.

Fa sorridere. In quanto estremo.

Possiamo anche abituarci a dover ricorrere all’utilizzo di un virtuale, gentile e stordito interlocutore dai nomi più fantasiosi tipo Ellis o Charly, ecc., per poter richiedere un’informazione sulla corretta gestione di un assegno bancario o sulla verifica di una cambiale mal compilata da distratti clienti, che storicamente confondono un accredito con un addebito.

Ma esiste sempre una giusta misura. Si dovrebbe ricercare l’equilibrio tra le innovazioni, il progresso, un vecchio mondo obbligato a maneggiare materialità tipica di filiale, un’elevata età media dei lavoratori, un avvicendamento tra lavoratori e tecnologia, che non scada nel paradossale, non sia fuori misura e non perda di attendibilità.

Le aziende dovrebbero garantire una comunicazione chiara, semplice ed efficace e che ponga in sicurezza il lavoro dei colleghi in un clima di fiducia reciproca.

Una novità non può essere causa di insicurezza ma deve dare il segnale positivo che l’azienda si sta attivando per gli investimenti sul futuro.

Pertanto, sarebbe auspicabile e giusto ricordare che la voce della popolazione bancaria italiana è ancora in italiano, e forse, se si guardasse alla tradizione, si scoprirebbe anche essere tra le più forbite. Se ne sono accorti anche nella scuola, con un ritorno al latino nelle scuole medie. Il mancato utilizzo della lingua nazionale non è solo una perdita formale ma anche sostanziale, in quanto l’uso dell’italiano permetterebbe meno impieghi di energia nella traduzione e interpretazione dell’inglese e renderebbe più fluido il lavoro quotidiano.

Per quanto sopra, e con osservanza, ma soprattutto… per vostra opportuna conoscenza.

FYI

Valeria Restante