
Una giornata per ricordare una pagina indelebile nella storia del XX secolo è quella del 27 gennaio nota come “Giorno della Memoria”, istituita nel 2000 nel nostro Paese e poi proclamata a livello internazionale il 1° novembre 2005 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Non bisogna, però, limitarsi a celebrare questa giornata solo il 27 gennaio ma l’impegno di tutte e di tutti deve essere continuo per trasmettere, ogni giorno e in ogni nostro gesto e comportamento, ai più giovani i valori e l’importanza del “ricordo” perché pagine come quella vissuta nel “secolo breve” non si ripetano.
Le testimonianze, le immagini, i ricordi dei sopravvissuti – ormai dato il tempo trascorso rimasti in pochi -, l’impegno di quanti operano perché la memoria di quegli eventi non venga dispersa dal tempo, la necessità di impedire nuove assurde carneficine, devono far sì che le giovani generazioni possano farsi carico del compito di proseguirne il ricordo nelle generazioni a venire.
Ripartiamo dal messaggio di speranza lanciato lo scorso anno da Emilio Contrasto, Segretario Generale di UNISIN/CONFSAL per ricordare con lui il “Giorno della Memoria” per non dimenticare la Shoah.
Segretario Contrasto, ci eravamo lasciati con un messaggio di speranza ma la situazione internazionale, purtroppo, ci riporta alla cruda realtà dei tanti conflitti che dilaniano alcune parti del nostro pianeta…
La speranza non deve mai affievolirsi pur se a volte purtroppo vacilla. Questa terribile sensazione la viviamo quando vediamo ogni giorno i media portare alla nostra attenzione stragi, morti, guerre che cancellano vite, spesso dei più fragili come i bambini e gli anziani e lasciano sul terreno una scia di morte e distruzione. Sembra che l’Umanità non abbia ancora imparato dal passato e dai suoi errori.
Ricordare eventi del passato, come la Shoah, quanto può incidere sul futuro?
Non possiamo lasciar cancellare con un tratto di gomma o di penna o con lo scorrere del tempo eventi che hanno segnato indelebilmente la storia. La memoria di un popolo, la memoria in generale, sono importanti per comprendere il passato, affrontare il presente e lavorare per un futuro più equo. Trasmettere la memoria di eventi del passato, trasmettere la storia di un popolo o dei popoli è importante sia per i giovani che saranno testimoni a loro volta del presente e del futuro ma anche per coloro che, anche se non più giovani, non hanno vissuto quelle vicende e rischiano di non comprenderne appieno le dinamiche e le conseguenze.
Ha giustamente ricordato che, purtroppo, ormai gran parte dei sopravvissuti di quei tragici eventi, legati ad un secolo che ha visto ben due Guerre Mondiali, vanno via via scomparendo e con loro scompaiono le testimonianze dirette di quegli eventi che, se non vengono raccolte e custodite come un bene prezioso da affidare alle nuove generazioni, rischiano di non lasciare traccia. Penso ad esempio ai processi di Norimberga. La guerra era finita e il mondo oramai conosceva la tragedia vissuta in Europa da ebrei, nomadi, zingari, malati, minoranze etniche, sterminati in milioni dalla follia nazista ma solo ascoltare dalla viva voce dei sopravvissuti durante i processi quanto effettivamente accadeva nei campi di sterminio ha reso “veri”, “tangibili” gli eventi narrati e l’orrore vissuto da tantissime persone innocenti. Conoscere e CAPIRE gli eventi aiuta a contribuire a costruire, o almeno a tentare di costruire, una società più equa, più attenta ad eliminare e non generare nuove discriminazioni, più solidale e più vicina a chi soffre, ai più fragili, e, soprattutto, insegna a rispettare l’altro in quanto individuo e come portatore di idee e ideali. Il rispetto della persona è imprescindibile.
Per lei, quindi, la memoria è fondamentale per non ripetere gli errori del passato, ma anche quelli del presente…
Certo, ritengo che sia nostro dovere a tutti i livelli e in tutte le situazioni operare affinché sia trasmessa la memoria, perché il grido di dolore di milioni di uomini, donne e bambini che hanno perso la loro vita, con il trascorrere del tempo e la scomparsa dei testimoni, non vada disperso in quello che possiamo definire il vuoto dell’oblio.
Trasmettere perché la memoria non cada nell’oblio…
Sì, bisogna trasmettere la conoscenza e mettere in pratica in ogni situazione e momento della nostra vita quello che senza dubbio è l’elemento essenziale per la crescita e la vita democratica di una società: la tolleranza, la conoscenza e il rispetto dell’altro.
La scuola ha un ruolo secondo lei in questo processo?
La scuola, di ogni suo ordine e grado e l’università successivamente, hanno un ruolo fondamentale. Stimolano l’inclusione e insegnano a rispettare la diversità, le idee e le posizioni differenti. La società oggi nel suo complesso, purtroppo, sembra ultimamente caratterizzarsi per i troppi “attacchi” e “contrattacchi” di predominio dell’uno sull’altro per affermare o imporre le proprie idee senza ascoltare l’altro e le ragioni dell’altro.
Dobbiamo renderci conto che si tratta, purtroppo, di un atteggiamento che ritengo, definisco e condanno come “devastante” per le relazioni interpersonali, per la crescita sana della Società e dei giovani e giovanissimi che non sono ancora in possesso delle chiavi di decodifica dei linguaggi, che sono ormai completamente immersi nei social e nel mondo virtuale e che sono pronti a calarsi nei meccanismi dell’Intelligenza Artificiale.
I giovani hanno bisogno di poter sviluppare appieno la propria personalità e in tale difficile processo un ruolo fondamentale viene svolto dalle famiglie e dagli educatori che devono far loro capire il pericolo di comportamenti devianti come bullismo, aggressività, discriminazione, non rispetto dell’altro.
Preparare i ragazzi ad essere membri attivi e costruttivi di una società ideale significa far capire loro che il benessere di tutti, quindi anche il loro, non può che passare da un corretto modello di relazioni in cui il rispetto dell’altro – indipendentemente da colore della pelle, stato sociale, religione, sesso, età – è elemento irrinunciabile e da difendere a qualunque costo. E questo compito è in mano, in primis, alle famiglie e quindi agli educatori esterni e tra questi la scuola riveste ovviamente un ruolo assolutamente centrale.
Ritornando alla Giornata della Memoria, Segretario Contrasto, fare quindi tesoro del passato per guardare al presente e al futuro…
Un presente direi denso di nubi per tutto ciò che sta accadendo in varie parti del mondo con i conflitti in corso alcuni anche molto vicini a noi ma che auspichiamo possano concludersi presto. Grazie alle nuove generazioni continuo ad essere fiducioso che si possa creare un futuro migliore anche se attualmente ci sembra un po’ difficile da intravedere. Dobbiamo però coltivare la speranza e dare ai nostri giovani gli strumenti e le conoscenze idonei affinché possano diventare ed essere costruttori di un futuro più “umano”, dove la pace possa rappresentare l’elemento unificante e che possa garantire vita e sviluppo ai popoli. I giovani come costruttori di pace e di futuro.
Chiudiamo la nostra intervista al Segretario Generale di UNISIN/CONFSAL Emilio Contrasto con le sue parole legate ad uno dei valori più importanti per i popoli e per le persone, la pace, come elemento imprescindibile per il progresso dell’umanità.
Bianca Desideri
Direttore responsabile Professione Bancario