Legoterapia per i bambini con disturbo dello spettro autistico

Si celebra oggi  28 gennaio la Giornata internazionale dei LEGO. Conoscete sicuramente i mattoncini colorati che piacciono ai bambini ma anche agli adulti che addirittura li collezionano. Avremo giocato anche noi da piccoli o da grandi almeno una volta con i nostri figli o con i nostri nipoti con i mitici mattoncini che il 28 gennaio del 1958 il danese Godtfred Kirk Christiansen brevettò non solo nel disegno ma anche nel sistema ad incastro. Molti anni prima nel 1934 Ole Kirk Christiansen aveva fondato l’azienda che sarebbe diventata famosa in tutto il mondo.

Il nome dei LEGO deriva dai termini danesi “LEg GOdt” che tradotti significano “giocare bene”.

Ferrari, Star Wars, Mine Craft, Indiana Jones, Batman, persino il mago Harry Potter e molti altri personaggi e oggetti sono stati replicati per la gioia di grandi e piccini con i mattonicini noti in tutto il globo. Nel 2009 è stata realizzata una casa in Lego con l’impiego di più di 3,3 milioni di mattoni e i parchi gioco Legoland sono diffusi un po’ ovuque.

Un  fenomeno che vede, inoltre, la vendita di 7 set di Lego ogni secondo nel mondo.

I mattoncini non sono però solo un fenomeno sociale o economico legato a un gioco per bambini e adulti o per collezionisti, ma sono un prezioso supporto educativo e/o terapeutico utilizzato anche per la Legoterapia.

Negli ultimi anni tra le varie terapie che sono state sviluppate per trattare i bambini con disturbo dello spettro autistico e altri disturbi legati allo sviluppo, una è proprio quella basata sull’utilizzo del LEGO. E’ un intervento terapeutico che, con l’utilizzo di questo strumento di gioco, mira a sviluppare diverse abilità.

Si tratta di un processo collaborativo che crea un ambiente dove la condivisione con gli altri, il rispetto e le relazioni interpersonali sono fondamentali. I bambini si trovano a collaborare insieme per costruire un modello LEGO ognuno portando avanti il proprio ruolo.

Con il gioco vengono valorizzate le esperienze sociali come appunto la collaborazione, il contatto visivo, l’attendere il proprio turno, la comunicazione verbale e non verbale.

Bianca Desideri