Il Risiko del sistema bancario

Risiko sistema bancario
Il Risiko del sistema bancario

Chi si illudeva che dopo la mega operazione di Intesa Sanpaolo su UBI, con la collaborazione di BPER, le acque del mondo bancario italiano si sarebbero temporaneamente calmate è stato ben presto disilluso, addirittura per tre circostanze.
La tormentata vicenda di Monte Paschi è tornata di stretta attualità con le sempre più insistenti voci di intervento da parte di Unicredit, corroborate dalla nomina dell’ex ministro Padoan alla presidenza di quest’ultima e l’allontanamento, condito da polemiche e non so quanto volontario, del Ceo francese di Unicredit, Mustier.
Più in piccolo Crédit Agricole, presente in Italia con la controllata Cariparma, ha annunciato un’Opa sul gruppo Credito Valtellinese che, per quanto emerso dalle prime reazioni, non dovrebbe faticare a concretizzarsi (gli investitori istituzionali del gruppo lombardo si sarebbero già dichiarati favorevoli).
Ultima in ordine di tempo la notizia che BPER e BancoBPM starebbero seriamente valutando un processo di fusione da portare a termine nel 2021.

A fine novembre, infatti, l’amministratore delegato di UNIPOL, maggiore azionista di BPER ha avanzato tale ipotesi, e i due CEO di BPER e BancoBPM, Vandelli e Castagna, si sono subito dichiarati disponibili a valutarla. Ovviamente Vandelli ha anche sottolineato che in questo momento BPER è molto impegnata nelle attività di incorporazione degli oltre 500 sportelli ex UBI (e in piccola parte Intesa Sanpaolo), determinata dalla necessità di ottemperare alle disposizioni Antirust relative all’OPAS di Intesa su UBI.
Ma la notizia è subito rimbalzata sui mercati e diversi analisti si sono già lanciati in valutazioni sui vantaggi dell’ipotizzata fusione.
Ovviamente con coro quasi unanime a favore, dato che nel mondo della finanza operazioni di tal fatta portano sempre a cascata molti vantaggi per numerose categorie, vale a dire advisor, società di consulenza, grandi azionisti, investitori istituzionali, ecc.
Quello che però stride, in queste prime valutazioni, è la quasi completa assenza di considerazioni in merito alle ricadute su due categorie di stakeholder, le più numerose certo, ma anche quelle che hanno storicamente meno voce in capitolo, vale a dire i lavoratori dipendenti e i clienti.
La preoccupazione, infatti, non è rappresentata solo dal fatto che l’incorporazione della rete ex UBI in BPER sta solo muovendo i primi passi e richiederà diversi mesi prima di essere completata, come sottolineato dal CEO di BPER Vandelli, ma, al solito, non ci si chiede quali saranno le conseguenze di un merger tra due realtà che soprattutto in Lombardia, ma anche nel nord Italia, sono fortemente sovrapposte.
Intesa Sanpaolo da parte sua, rinunciando a una fetta considerevole della ex UBI, ha risolto i suoi problemi e, di fatto, li ha “scaricati” ad altri.
Ma i problemi restano e con ogni probabilità si trasformeranno in ben precise esigenze: taglio di personale e chiusura di sportelli per eccessive sovrapposizioni.
Inevitabili quindi le conseguenze anche per la clientela: timori per la continuità nella qualità del servizio, oltre ai purtroppo ormai consueti disagi, più volte sperimentati in questi ultimi anni, derivanti dalla necessità di dover cambiare referenti, conti correnti, quindi codici iban, carte di debito e di credito, ecc.
Ma come dicevo, di questi aspetti non si trova traccia nelle “approfondite” analisi degli operatori di mercato.
I quali giocano molto sui numeri e dimenticano troppo spesso le persone, un po’ come quando da ragazzi giocavamo a Risiko, simulando guerre mondiali con mattoncini colorati e incruenti tiri di dadi. Non a caso il “risiko” bancario è il termine prediletto dai commentatori della stampa specializzata e non.
Come al solito staremo a vedere. Per ora c’è solo da augurarsi di non finire tutti nel ridotto della Kamciakta (che solo chi giocava davvero a Risiko sa dov’è) a difendere con unghie e denti la dignità e i diritti minacciati dall’insaziabile dio del mondo della finanza e dai suoi troppo numerosi acritici e interessati sostenitori.
Ma compito del Sindacato non è solo stare a guardare, anzi. In questi ultimi mesi sono state condotte importanti trattative che hanno visto una buona compattezza da parte sindacale. Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin, con in prima linea le rispettive segreterie nazionali, stante la rilevanza delle operazioni societarie, hanno sicuramente portato a casa buoni accordi, con Intesa Sanpaolo prima e con Bper subito dopo.
Di particolare rilievo l’aspetto occupazionale legato all’incorporazione di Ubi in Intesa. L’accordo raggiunto prevedeva, a fronte di 5.000 uscite volontarie incentivate, l’assunzione di 2.500 giovani. Nei giorni scorsi Intesa ha poi annunciato che saranno accolte tutte le 7.200 domande di accesso al fondo esuberi presentate dai Colleghi in possesso dei requisiti e, di conseguenza, il numero di assunzioni da effettuare in Intesa entro il 2024 salirà a 3.500. Per i Colleghi ex Ubi e ex Intesa che invece entreranno in Bper nei primi mesi del 2021 sono state ottenute tutele economiche e proroghe dei diritti acquisiti, in attesa di ridefinire la normativa di secondo livello di Bper entro i prossimi 12 mesi.
Da non trascurare, infine, che tutte le trattative concluse e quelle attualmente in corso si stanno svolgendo in un contesto reso più difficoltoso a causa della pandemia in corso, soprattutto dal punto di vista tecnico organizzativo, con l’inevitabile ricorso degli incontri a distanza, che di certo non rendono più agevole il lavoro delle delegazioni sindacali.

Mario Caspani