Pokémon Go: la frenesia ha contagiato anche l’Italia

È sbarcato sugli smartphone italiani soltanto lo scorso venerdì, ma è già la app più scaricata di sempre, Pokémon Go, il gioco per smartphone che sfruttando la geolocalizzazione e la fotocamera permette di trovare e catturare i pokémon che se ne vanno in giro nel mondo reale. Nessuno scopo, nessuna finalità se non quella di “acchiappare” nel proprio cellulare più pokémon possibili, nascosti in ogni angolo della terra, anche in quelli più impensabili, come un cimitero, il fondo del mare o un crepaccio dell’Antartide; tutto per diventare allenatori esperti e poter sfidare altri giocatori. Così, i più avventurosi avranno una scusa in più per vagare il giro per il mondo a caccia di questi strani animaletti supercolorati.
Pokémon Go è uscito il 6 luglio negli Stati Uniti ed ha avuto subito un successo enorme: nel giro di 13 ore dal suo lancio è diventato uno dei giochi per smartphone più popolari di sempre; i giornali e i siti di news ne discutono da settimane, e soprattutto le azioni della Nintendo, la società di videogiochi dietro Pokémon Go, sono salite del 50 per cento in una settimana, dal rilascio del gioco agli inizi di luglio, facendone aumentare il valore di 9 miliardi.
Pokémon Go è gratis ma prevede la possibilità di acquistare potenziamenti durante il gioco, pagandoli con soldi veri.

La Nintendo non poteva sperare in un successo migliore, soprattutto perché la società ha raggiunto il suo picco più alto dal 1983, lasciandosi alle spalle il decennio buio del 2000 con le vendite del Game Boy Advance, del Nintendo DS e 3DS a picco, rispetto all’aumentare delle vendite degli iPhone, più pratici ed intelligenti delle semplici console da videogiochi portatili.
Ed ora dovremmo abituarci ad uno scenario rivoluzionario tutto particolare, l’ennesimo in questi strani tempi postmoderni: capannelli di persone che si incontrano nelle piazze o ferme in strada e addirittura in autostrada, pronte a catturare piccoli animaletti colorati che si trovano ovunque intorno a noi, senza che tutto questo abbia alcun tipo di senso. 

Rossella Marchese