8 Marzo 2018. Sciopero globale delle Donne

 Madri Costituenti, Sessantottine, quest’anno il marzo delle donne italiane sarà ancor più sentito ed arricchito di memorie e celebrazioni per tutte coloro che hanno fatto la storia d’Italia.

Ma il filo conduttore del mese è ancora il rifiuto totale della violenza maschile, subdola o palese, in tutte le sue forme, e la decisione ferma di chi non vuole esserne vittima.

Il fronte comune che va da #metoo a #wetoogether non ha mai raggiunto proporzioni così enormi, tanto grandi da coinvolgere tutte le donne, di tutte le classi sociali e in tutte le parti del mondo. Pertanto, lo sciopero globale che porterà nelle piazze di circa 40 città nel mondo la marea del popolo femminile, quest’anno si prevede davvero paralizzante.

La chiamata allo sciopero femminista, che trasforma la festa (peraltro risultante di un evento tragico) in un atto di protesta, riguarda sia il lavoro produttivo, che quello invisibile, quello che difficilmente si può interrompere e che ha a che fare con la cura continua della famiglia, contro la violenza economica, la precarietà e le discriminazioni e andrà oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unendo le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.

Nel documento di convocazione della giornata si legge: «Scioperare è una grande sfida, perché ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto è difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Scioperare può sembrare impossibile quando siamo isolate e divise e sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni. Non una di meno sottolinea come nei programmi dei partiti politici e delle diverse liste, in occasione della campagna elettorale, sia sempre citata la violenza contro le donne senza però riconoscerne il carattere sistemico e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Il piano su cui ci interessa esprimerci è il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune. Non siamo il campo di battaglia né il programma elettorale di nessuno. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica». (https://nonunadimeno.wordpress.com)

Ebbene, mai come quest’anno sarebbe appropriato lo storico: “Tremate, tremate, le streghe son tornate!”

Rossella Marchese