UNISIN in piazza con la CONFSAL per parlare di lavoro e di rilancio dell’economia partendo dal Sud

A Napoli, in piazza del Plebiscito, la CONFSAL e le sue tantissime Federazioni presenti insieme per celebrare il lavoro.

Il Segretario Generale del Sindacato bancari UNISIN, Emilio Contrasto, interviene dal palco e parla di tutela della categoria e di rilancio dell’economia del Paese partendo dal Sud.

Una piazza, l’immensa piazza del Plebiscito di Napoli, invasa per la grande manifestazione del 1° maggio organizzata dalla CONFASL, la prima Confederazione autonoma italiana, che ha portato in piazza migliaia di Lavoratrici e di Lavoratori di tutti i Settori economici del nostro Paese, proponendo per l’iniziativa di quest’anno come tema centrale “Un patto sociale per lo sviluppo”.

Il leggero vento ha dato movimento alle tantissime e colorate bandiere, fra le quali quelle di UNISIN, che hanno rumorosamente sventolato in una splendida giornata ricca di partecipazione per un incontro, quello del 1° Maggio dedicato a tutte le Lavoratrici e tutti i Lavoratori ma anche alle tante persone, in numero sempre crescente, che sono, purtroppo, precari, oppure alla ricerca di un lavoro o che lo hanno perso e sono in situazione di disagio sociale.

All’indomani della manifestazione, chiediamo al Segretario Generale UNISIN, Emilio Contrasto, di parlare di quanto a partire da oggi si può fare a livello generale e nel settore bancario per migliorare le condizioni lavorative e di vita delle persone e per dare a tutti un futuro, partendo – magari – proprio dal Mezzogiorno d’Italia da sempre in condizioni di particolare disagio rispetto al resto del nostro Paese.

Un’esperienza forte e coinvolgente quella di rivolgersi, con temi importanti per la vita delle persone, ad una piazza piena di persone provenienti da diverse parti d’Italia e di diversi Settori del mondo del lavoro…

Sì, ritrovarsi tutti insieme come Segretari Generali delle Federazioni che aderiscono alla CONFSAL a parlare ad una piazza come quella di Napoli in un momento storico come quello che stiamo vivendo è stata sicuramente un’esperienza emozionante anche per me.

Credo che anche per tutti i nostri Dirigenti sindacali, che hanno partecipato numerosissimi alla manifestazione, sia stato un momento di particolare coinvolgimento. Trasmettere ad una platea estremamente variegata per esperienze di lavoro, età, formazione culturale, provenienza quello che come Organizzazione Sindacale – appartenente peraltro da un settore strategico come quello del credito – facciamo quotidianamente è importante anche per riavvicinare i cittadini alle banche.

Nel suo intervento ha, infatti, sottolineato che le Lavoratrici e i Lavoratori del Settore del credito sono “bancari” e non “banchieri”…

Sì, ho evidenziato che le responsabilità di quanto è avvenuto nelle banche con le note truffe derivanti dalle vendite dei prodotti tossici, diamanti, obbligazioni, ecc. che hanno tanto danneggiato i risparmiatori non sono ascrivibili ai dipendenti, che sono invece “pressati”, schiacciati nelle spire della sfida commerciale fra le banche.

In molti casi, addirittura, i nostri Colleghi sono anch’essi vittime di queste truffe e hanno perso i loro risparmi, fidandosi dei prodotti imposti loro da “pseudo” banchieri senza scrupoli. Attendiamo da tempo che la Magistratura faccia piena luce su queste terribili vicende, punisca i colpevoli e chiarisca una volta e per tutte le effettive responsabilità. Non si può accettare che persone che quotidianamente vanno al lavoro per mantenere sé stesse e le proprie famiglie possano rischiare di dover pagare per colpe non loro.

Ha ricordato anche che spesso sono proprio i Lavoratori ad essere soggetti a comportamenti violenti da parte di alcuni clienti ed a continue pressioni commerciali da parte di propri capi tali da minare la salute stessa dei lavoratori.

Sì, purtroppo le nostre Colleghe ed i nostri Colleghi sono soggetti a continue pressioni per vendere prodotti, fare budget spesso modificati ed aumentati in corso d’anno. In altre parole, devono continuamente raggiungere obiettivi spesso irraggiungibili per non rischiare ritorsioni da parte dei propri capi. In più, la crisi reputazionale che ormai da anni caratterizza il Settore bancario non accenna a diminuire, anzi alcuni recenti e noti episodi ne aggravano ulteriormente i contorni.

Come Organizzazione Sindacale ci battiamo quotidianamente affinché le “politiche”, ma a nostro avviso più “pressioni”, commerciali possano trovare una regolamentazione effettiva e spesso siamo costretti a coprire le gravi carenze normative attraverso norme interne che come Sindacato chiediamo di condividere alla nostra controparte datoriale: le Banche appunto. In tale direzione. siamo fiduciosi di quanto si potrà fare a seguito dell’ultimo accordo sottoscritto nel settore lo scorso 8 febbraio 2017 ma siamo e saremo vigili affinché questo fenomeno si riduca concretamente, auspicandone una definitiva scomparsa.

Secondo lei quindi bisogna garantire al lavoro bancario, oltre al giusto riconoscimento economico e ad una adeguata tutela normativa, anche un clima operativo tale da evitare che il raggiungimento degli obiettivi aziendali possa compromettere la qualità del lavoro dei Colleghi e determinare stress psico-fisico derivante da indebite pressioni commerciali.

Assolutamente si. È importante che si recuperi, all’interno di tutte le aziende del Settore, un clima operativo che garantisca ai colleghi serenità nel lavoro, rispetto dei ruoli, gestione dei tempi e, soprattutto, eviti in tutte le circostanze pressioni indebite da parte di un management orientato a risultati di cortissimo respiro. È impensabile che oggi il divario tra il salario dei Colleghi e le mega retribuzioni dei vertici della Banche veda un rapporto minimo di 1 a 500… Ciò senza contare i “premi” elargiti allo stesso vertice in caso di raggiungimento degli obiettivi della Banca, obiettivi che ricadono a pioggia sui Dipendenti e che vengono imposti anche attraverso “minacce” neanche tanto velate.

Il Sindacato di Settore chiede da sempre di valorizzare le Persone che contribuiscono al raggiungimento dei successi aziendali. Non è possibile che a fronte di bilanci positivi per le aziende non corrisponda un’adeguata valorizzazione economica del lavoro dei dipendenti.

Questo lo state rivendicando unitariamente come Organizzazioni Sindacali del Settore credito anche nella piattaforma di rinnovo del CCNL attualmente al vaglio delle Lavoratrici e dei Lavoratori attraverso assemblee in tutto il Paese.

Sì, esatto. Questa è una delle principali rivendicazioni che portiamo avanti. Dopo anni di contenimenti salariali per superare la crisi economico-finanziaria e per risanare il Settore è arrivato il tempo – e lo abbiamo fatto in sede di stesura di questa piattaforma di rinnovo del nostro contratto nazionale – di richiedere un giusto aumento salariale da riconoscere a tutte le Lavoratrici ed a tutti i Lavoratori del Settore. Voglio ricordare che il nostro Settore, che è stato fortemente esposto agli effetti della fortissima crisi degli ultimi anni, ha ricevuto dallo Stato solo ed esclusivamente aiuti marginali. Anzi, in molti casi, il costo per evitare il fallimento di importanti realtà bancarie che avrebbero potuto innescare gravi conseguenze per tutta l’economia del nostro Paese, contrariamente ad altre realtà europee dove il Governo si è fatto carico di intervenire in modo strutturale, è stato ”assorbito” dal Settore al suo interno e i dipendenti sono stati chiamati e contribuire a tale sforzo, chiedendo loro grandissimi sacrifici economici e professionali.

Ritorniamo a piazza del Plebiscito, una grande città, una capitale del Mezzogiorno. È proprio da Napoli che è partita con il 1° Maggio la proposta della CONFSAL, confederazione autonoma alla quale UNISIN aderisce, la richiesta alle forze imprenditoriali, a quelle politiche, al Governo, alla società civile, di “Un patto sociale per lo sviluppo” crescita economica e sociale per la tutela e il benessere delle persone…

Il Mezzogiorno, purtroppo, da tantissimi anni viene completamente depauperizzato sia dal punto di vista della localizzazione delle imprese di grandi e medie dimensioni, sia delle realtà economiche a supporto dei territori: le banche in primis. L’ultimo caduto eccellente è il Banco di Napoli, con una storia alle spalle di ben oltre 500 anni. Nel corso degli anni abbiamo visto scomparire tutti i marchi storici delle imprese bancarie del Sud per venire inglobati in altre realtà bancarie con la “testa” al Nord. È necessario che ritornino al Sud alcuni centri decisionali del Paese.

Occorre quindi ripensare il Mezzogiorno, fornendogli strumenti, risorse, imprese, centri di ricerca, che generino posti di lavoro e attraggano investimenti per eliminare il divario esistente fra Nord e Sud e rendere realmente uguali e con le stesse opportunità, come previsto dalla nostra Costituzione, i cittadini che nascono o vivono nel Sud del nostro Paese.

Bianca Desideri