Quando l’informazione è virale

Informazione Virale

L’uso moderno di alcuni termini ci ha abituati ad usare espressioni particolari che, per chi crede nella sfortuna, per scaramanzia, sarebbe meglio evitare, come nel caso del termine virale.  Infatti, l’espressione virale è usata, non solo per definire l’infezione di un microrganismo, e purtroppo il Covid ce lo ha insegnato bene, ma anche nel settore della comunicazione e dell’economia. In quest’ultimo caso il termine “marketing virale” indica una strategia volta a pubblicizzare un prodotto commerciale. Nell’ambito della comunicazione si dice che una informazione è virale quando riesce a catturare l’attenzione di migliaia e migliaia di persone diffondendosi rapidamente, in maniera incontrollata da un soggetto all’altro, come fanno i virus. Per virale si intende, quindi, non solo la diffusione del virus vero e proprio, ma anche un certo tipo di informazione che, grazie al web e ai sistemi di messaggistica, si diffonde rapidamente, attraverso la rete telematica.

Le informazioni virali possono essere notizie anche banali come fotografie magari dell’attrice “tal dei tali” che scivola sui tacchi, un video di qualche influencer che frigge le uova. Insomma possiamo dire che l’informazione corre veloce ma non sempre è davvero interessante o, peggio, è veritiera. Infatti, il rischio è che, quando una notizia passa rapidamente da un soggetto all’altro, senza controlli alla fonte, potrebbe non essere vera e causare problemi individuali o anche collettivi.  Nel 1938, quando ancora Internet non esisteva, fu trasmesso dalla CBS un adattamento radiofonico del romanzo la “Guerra dei Mondi” di H.G.Wells.   Molti ascoltatori, nel collegarsi alla stazione radio, confusero la realtà con la finzione in quanto il programma simulava un notiziario che dava conto di una invasione aliena. Le cronache dell’epoca riportano che i centralini della polizia siano stati subissati da richieste di cittadini allarmati per le notizie che arrivavano dall’emittente radio. Gli autori dello sceneggiato non avevano avuto alcuna intenzione di creare panico tanto che, sia all’inizio che durante la trasmissione, era stato detto che si trattava di una finzione radiofonica e non di una cronaca giornalistica.  Ci troviamo, pertanto, di fronte a quella che oggi definiremmo una fake news involontaria e che ha dato luogo ad una serie di paure e di equivoci. Ma avvenne poi che sfruttando la singolarità dell’evento, molti giornali ne amplificarono la portata, con descrizioni di scene di panico di massa che in realtà non ci furono. Tutto ciò è un esempio di come i mezzi di comunicazione siano rilevanti nell’influenzare la pubblica opinione. Nel 1938, ovviamente, l’informazione non era così rapida come invece è oggi.

Se ci arrivasse un messaggio su uno dei nostri gruppi preferiti che è in atto una invasione aliena e se poi vedessimo che la stessa notizia si ripete ancora, arricchita di nuovi dettagli, attraverso altri nostri contatti come reagiremmo? Probabilmente potremmo pensare ad una bufala, oppure chissà qualcuno più credulone potrebbe anche preoccuparsi.  Tornando quindi nel presente sappiamo che, grazie alle nuove tecnologie, all’uso frequente dei social e ai sistemi di messaggistica, l’informazione è sempre più veloce e per lo stesso motivo è facile che sia oggetto di errori e venga deformata per l’uso sconsiderato che ne fanno alcuni. Tutti gli eventi politici o di cronaca sono diventati appannaggio di chicchessia, per cui siamo bersagliati, costantemente, giorno e notte da notizie, video, commenti, opinioni, analisi politiche e chi più ne ha più ne metta. Il problema è dovuto proprio alla quantità abnorme di informazioni che ci tempesta continuamente, il più delle volte senza filtri e senza controlli. Si potrebbe dire che questa è l’apoteosi della democrazia, dell’informazione libera e popolare. Ma tutto ciò è davvero positivo?   In realtà se da un lato la possibilità di veicolare le notizie tramite i cosiddetti social ha accelerato i contatti e la diffusione delle notizie stesse, dall’altro ha aperto i canali a tante notizie fasulle, oppure a opinionisti dell’ultima ora che, nel cercare il massimo consenso, non si fanno scrupoli a diffondere anche notizie false. Facile dare un like e poi condividere, ma siamo certi che quel che abbiamo letto è vero?  E quando la notizia è ingannevole, purtroppo noi stessi diventiamo complici involontari della diffusione di notizie false, con tutte le conseguenze che ne possono derivare. L’unica cautela possibile è quella di verificare che la fonte sia attendibile e che, quindi, la notizia sia reale.

Non dobbiamo perdere di vista che i benefici della tecnologia devono essere sempre al servizio dell’uomo e non contro, come ricordava in una sua citazione Nikolas Tesla, uno degli scienziati più illuminati del secolo scorso: “la scienza non è nient’altro che una perversione, se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell’umanità”.

Enzo Parentela