Violenza di genere: femminicidio e non solo

La recrudescenza dei femminicidi nel corso dell’ultimo anno non ha bisogno di essere commentata, approfondimenti e analisi sull’argomento sono stati fatti da tutti i media ivi compresi i Social network. Tuttavia vi sono forme violenza propedeutiche all’escalation verso la violenza fisica che sono meno evidenti in quanto legate alla sfera economica.
Il controllo del denaro è una leva potentissima che limita efficacemente la libertà della vittima rendendola esposta a tutte le altre forme di abuso che sono il corollario del femminicidio.
Secondo i dati comunicati nel 2020 dall’associazione D.I.R.E., che raccoglie oltre 80 Centri Antiviolenza in Italia, solo il 34% delle donne denuncia la violenza economica, si presuppone, a ragion veduta,che vi sia una fetta ragguardevole di sommerso relativa a questo genere di abuso.
Nella “Convenzione di Istanbul” la violenza economica si definisce come: “atti di controllo e monitoraggio di una donna in termini di uso e distribuzione del denaro, con la costante minaccia di negare risorse economiche, ovvero attraverso un’esposizione debitoria, o ancora impedendole di avere un lavoro e un’entrata finanziaria personale e di utilizzare le proprie risorse secondo la sua volontà”.
Ad oggi, purtroppo, dobbiamo rilevare che il Legislatore non ha ancora emanato una specifica norma che sanzioni questo tipo di condotta che è fortemente lesiva sia sul piano fisico sia sul piano morale della dignità della persona, la fattispecie viene genericamente inquadrata nel delitto di maltrattamenti in famiglia art. 575 c.p.
Questo non significa che non ci si possa difendere, i centri antiviolenza sono in grado di fornire linee guida per affrontare questa problematica.
Come lavoratrici e lavoratori del credito sicuramente siamo in grado di percepire i segnali di una violenza economica, soprattutto nelle fasce sociali culturalmente più esposte come le donne immigrate, parlarne e sollevare il problema è l’imprescindibile inizio di una doverosa sensibilizzazione delle Parti sociali coinvolte perché possano creare adeguati strumenti di prevenzione e denuncia della violenza economica.
Simonica Minniti – Antonella Silipo