Denunciare, ora più che mai, le pressioni commerciali

Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del credito, sottoscritto il 19 dicembre 2019, ha puntualmente ed integralmente confermato l’accordo sulle pressioni commerciali dell’8 febbraio 2017. L’argomento delle pressioni commerciali verso le lavoratrici e i lavoratori bancari è diventato in questi ultimi anni, purtroppo, uno dei più sentiti. E’ stato aggravato ancor più in questo periodo di emergenza sanitaria, che tanto stress sta causando ai lavoratori tutti del settore.

Il mancato raggiungimento degli obiettivi quantitativi commerciali non deve rappresentare mai di per sé una valutazione negativa, dato il carattere proprio del rapporto di lavoro dipendente che si instaura tra azienda e lavoratrice/lavoratore bancario: pertanto il mancato raggiungimento degli obiettivi quantitativi commerciali non può mai costituire inadempimento del dovere di collaborazione attiva e intensa dovuta dal lavoratore nei confronti dell’azienda.

Le banche, nel confermare ufficialmente la piena validità dell’accordo sulle pressioni commerciali e la loro più completa adesione ad esso, concordano con il Sindacato nella necessità di tutelare dipendenti e clientela.

Sono poi, però, le varie strutture commerciali delle stesse banche che esercitano pressioni sui dipendenti per il raggiungimento di risultati che spesso sono fuori dalla realtà proprio a causa della crisi economica innestata dall’attuale emergenza per il Covid-19.

Tali pressioni non si fermano a dei semplici risultati da raggiungere, ma diventano via via sempre più stringenti e sempre più scorrette anche nella forma. Fortunatamente non sempre e non dovunque si verifica ciò, ma dove si trova la persona sbagliata al posto sbagliato queste pressioni diventano spesso intollerabili.

Tutto ciò non deve essere permesso!

Quando tali storture si verificano, la lavoratrice o il lavoratore deve prontamente denunciare tutto al Sindacato, così da permettere i necessari interventi nelle sedi più opportune.

Infine, se è vero che l’attività delle banche nella attualità sia da considerarsi servizio essenziale è pur vero che vada privilegiata quella che è la vera attività di servizio essenziale (erogazione del credito, attività monetaria, servizi di cassa e di tesoreria, ATM, pagamenti di stipendi e di pensioni).

Tutta l’attività puramente commerciale è un’attività sulla quale in questo momento non andrebbe puntata l’attenzione delle banche.

È vero che le aziende bancarie devono rispettare i budget e gli obiettivi di bilancio; ma è pur vero che di tutto questo le lavoratrici e i lavoratori non possono di certo pagarne le conseguenze sulla loro pelle.

Andrea Brancaleone