25 aprile – la festa della liberazione ai tempi del Covid

Festa della Liberazione
25 aprile 2021 - festa della Liberazione

Il 25 aprile, nel nostro Paese, si celebra la ricorrenza della resa dell’esercito tedesco e, quindi, la fine dell’occupazione e della dittatura. Quest’anno, al pari dello scorso anno, non solo il popolo italiano, ma anche l’intera umanità, deve purtroppo fronteggiare l’occupazione di un nemico invisibile e brutale che ci minaccia e che ha stravolto come non mai le nostre esistenze. L’epidemia da coronavirus, esplosa più o meno all’inizio del 2020, non ha smesso di mietere vittime e di opprimerci al pari di un brutale regime autoritario. Come definire, altrimenti, quello che sta accadendo ancora oggi in Italia, nel resto d’Europa e nel mondo, se non l’azione di una dittatura oppressiva e letale?

La pandemia ci ha costretti a restare chiusi in casa, ha aumentato le nostre diffidenze e le nostre paure e ci ha visti testimoni della scomparsa di tanti, troppi uomini e donne.  Un oppressore implacabile ci ha colpiti negli affetti, nei rapporti personali e umani impedendoci di scambiarci anche il più elementare dei gesti quale quello di stringerci la mano, di abbracciarci e di scambiarci un qualsiasi segno di affetto e di amicizia. Siamo stati e siamo ancora costretti nelle abitazioni, nei luoghi di lavoro siamo diffidenti gli uni con gli altri, e, mai come in questo triste periodo, obbligati a mantenere le distanze dai nostri simili. Il regime pandemico ci impedisce ancora oggi di vivere di una socialità umana e diretta, che, per fortuna grazie alla tecnologia, continuiamo a coltivare, seppure a distanza.

L’oppressore invisibile ha distrutto la vita di tante persone, privandole del lavoro, distruggendo intere attività e causando la disperazione di tanti, troppi operatori economici. Purtroppo la fine dell’incubo ancora non si intravede. Come tutti i regimi anche quello del coronavirus ha trovato i suoi oppositori. Gli operatori sanitari, in prima linea, soprattutto nella prima fase dell’epidemia, hanno combattuto una guerra impari, senza strumenti adeguati per fronteggiare il nemico e salvare quante più vite possibili.  Le forze dell’ordine impegnate a garantire la sicurezza e, probabilmente loro malgrado, il rispetto delle norme di distanziamento ai cittadini oppressi e disperati.

Accanto a tante categorie in prima linea è il caso di ricordare anche gli operatori bancari che, soprattutto lo scorso anno, quando il tremendo virus dilagava, hanno garantito la piena funzionalità degli sportelli bancari. Che sarebbe accaduto nel Paese se, oltre agli esercizi commerciali, anche le banche avessero chiusi i battenti? Quando tutto questo sarà finito e le società di statistica avranno elaborato i dati, sapremo quanti operatori sanitari, membri delle forze dell’ordine e lavoratori di altre categorie essenziali, inclusi i bancari, hanno perso la vita nella battaglia con il feroce oppressore.

La campagna di vaccinazione prosegue e tutti ci auguriamo che al più presto il nemico invisibile venga messo in condizioni di non nuocere. Ricordiamo però che, mentre noi ci stiamo vaccinando, in molti Paesi il virus sta decimando la popolazione e i malati vengono respinti dagli ospedali e lasciati morire, per mancanza di medicinali e di ossigeno. Il nemico oppressore è quindi sempre in agguato, sia che vesta l’uniforme di un ufficiale delle SS o invece sia un minuscolo organismo che la scienza non sa ancora se inquadrare tra gli esseri viventi o meno. Spetta a noi trarre un insegnamento da tutto questo perché la libertà è preziosa, ma anche fragile, e bisognerà rivedere i modelli economici, sociali, sanitari e di solidarietà tra i popoli perché tutto questo non si ripeta.  Con le ricorrenze non si combattono le dittature.

Enzo Parentela