Si celebra oggi in tutto il mondo la “Giornata mondiale per la sicurezza in Rete” (Safe Internet Day), un appuntamento importante per focalizzare l’attenzione su uno degli elementi essenziali per la nostra vita e quella dei nostri giovani: la sicurezza in Rete.
Siamo ormai continuamente connessi, per il lavoro, per l’attività commerciale e imprenditoriale, per lo svago, per gli acquisti quotidiani, per la scuola, l’università e la formazione, per la salute, ecc.
La nostra vita è, ormai, potremmo dire, una vita in “rete” e con l’aumento dell’utilizzo di questa “autostrada” che connette l’intero pianeta e non solo, anche i rischi per la nostra sicurezza e per quella dei nostri cari e dei nostri dati si moltiplicano a dismisura. Ogni click sulla tastiera di un pc, di un tablet, ogni accesso ad uno dei nostri device, ad un videogioco, può costituire un pericolo.
Il lockdown e la pandemia da Covid-19 ci hanno resi ancor più dipendenti dal nostro rapporto con Internet, quello strumento innovativo che Bill Gates nel 1997 definiva “la strada che porta al domani”. E quel domani è diventato il nostro presente e costituirà sempre più il nostro futuro con i suoi lati positivi (velocità, immediatezza, semplificazione, ecc.) e quelli negativi (rischio per i giovani, per la sicurezza dei nostri dati e la nostra privacy, dipendenza, truffe online, furti di identità, ecc.).
Allora, in quel tempo che ora sembra lontano, poter entrare in comunicazione non fisica con l’intero universo, sembrava quasi un sogno che poi si è trasformato, nel corso degli anni, in realtà ed è andato sempre più avanti diventando sempre più sofisticato fino a portarci nel mondo dell’intelligenza artificiale destinata anche questa a “soddisfare” le nostre esigenze o forse a renderci sempre più “schiavi” di qualcosa di cui oggi non sapremmo fare a meno.
Di una cosa dobbiamo essere, però, sempre consapevoli e cioè che Internet è uno strumento e che il suo utilizzo può essere positivo o negativo e di questa consapevolezza dobbiamo rendere edotti anche i nostri bambini e i nostri giovani che rischiano di essere sempre più preda nel loro navigare sul web di cyberbullismo, di reati pedopornografici, di sexing, ecc.. Non solo, anche noi adulti dobbiamo essere consapevoli dei rischi che corriamo ogni giorno, in particolare per la tutela della nostra identità che ormai è diventata sempre più identità digitale e porre in atto tutte quelle azioni a tutela.
L’8 febbraio è stata decretata a livello mondiale “Safer Internet Day”, istituita e promossa dalla Commissione Europea. Significativo lo slogan “Together for a better Internet”, “Insieme per un Internet migliore”. Oggi moltissime sono le iniziative messe in atto a livello mondiale, fra le quali, nel nostro Paese quelle organizzate dal Ministero dell’Istruzione, coordinatore del progetto “Generazioni Connesse”, il Safer Internet Centre, Centro italiano per la sicurezza in Rete.
Ormai è impossibile pensare di vivere senza Internet. Tutte le nostre azioni quotidiane sono collegate all’utilizzo della Rete, del web. Lavoro, scuola, acquisti, pasti, tempo libero, ecc. sono scanditi dal nostro utilizzo della Rete. La pandemia ha visto aumentare il tempo che vi trascorriamo, ci ha consentito di continuare a lavorare e rimanere in relazione soprattutto quando siamo rimasti chiusi in casa per il lockdown. Da allora molti nostri comportamenti sono cambiati, abbiamo modificato, per fare un esempio in campo lavorativo e sociale, il modo di incontrarci. Ora lo facciamo in maniera disinvolta in videoconferenza, così come partecipiamo a convegni e tavole rotonde a distanza.
Un cambio epocale che la pandemia ha agevolato. Prima del lockdown e della pandemia pensare di incontrarsi per una riunione o un convegno non in presenza ma online sembrava qualcosa di “rivoluzionario”, quasi inconcepibile, non accettato e non accettabile. Oggi ognuno di noi partecipa a più riunioni di lavoro quotidiane o convegni e tavole rotonde senza problemi e abbiamo visto e vediamo i nostri bambini e i nostri giovani impegnati nella didattica a distanza per garantire la partecipazione alle lezioni. Certo, appena la situazione pandemica si normalizzerà, e speriamo il più presto possibile, dovremo cercare di tornare, anzi dobbiamo tornare, sempre più alla normalità, una normalità che è strettamente collegata al nostro stare insieme in presenza, socializzare e interagire.
Lavorare da remoto sembrava un’utopia o quantomeno una possibilità prevista per un tempo limitato nella contrattazione collettiva come ad esempio nel contratto del credito.
La Rete ha quindi favorito il lavoro da remoto, lo smartworking, una modalità quella del lavoro agile nata più come misura per conciliare la vita professionale e lavorativa con quella personale che come una vera e propria evoluzione della modalità e dell’organizzazione del lavoro. E su questa materia come su altre il mondo del credito si è dimostrato anticipatore, disciplinandola in modo chiaro in occasione dell’ultimo rinnovo contrattuale. In questi ultimi due anni, invece, è diventata condizione necessaria in tempo lockdown e di crisi pandemica per evitare il blocco di quelle attività che potevano essere remotizzate e garantire al contempo la salute delle lavoratrici e dei lavoratori di quei settori e comparti in cui è stato ed è possibile utilizzarlo. Certo mai avremmo pensato di vedere così rapidamente realizzarsi quest’esperienza unica nel suo genere, spesso osteggiata da parte dei datori di lavoro per i mille dubbi su produttività e possibilità di realizzazione operativa e aggiungiamo di sicurezza informatica.
Una modalità che ormai è destinata a superare il lavoro in presenza, ci chiediamo? In molti settori e comparti produttivi è una modalità non attuabile. In altri è destinata a crescere rispetto ai livelli prepandemia. L’operatività ha messo in evidenza una serie di fattori positivi ma anche alcuni negativi per i quali è necessario un approfondito esame e una rivisitazione normativa per migliorarne lo svolgimento, la fruibilità, la tutela.
Quello della sicurezza in Rete quindi è un tema fondamentale a causa dei rischi che gli utilizzatori di Internet corrono. Prendiamo ad esempio quelli legati all’utilizzo di strumenti di acquisto e pagamento online che si sono molto diffusi con la pandemia. Molti Italiani hanno dichiarato in recenti sondaggi di essere stati oggetto di truffe online, furti di identità con i relativi danni economici. E’ bene quindi essere consapevoli dei pericoli che il web nasconde per cercare di non esserne vittime.
Altro tema dolente legato alle truffe è quello della privacy spesso violata. Molti temono che i siti web visitati possano condividere le loro informazioni personali con altri. Stesso timore quando effettuano transazioni economiche online.
E’ perciò necessaria una maggiore cultura digitale. Il web ha le stesse insidie e rischi di qualsiasi altro mondo, anche qui ci possiamo imbattere in criminali informatici e hacker, forse anche in misura maggiore che nel mondo fisico, ma dobbiamo imparare come mettere in atto le principali misure di difesa. Le “vittime” possono essere sia i privati sia le imprese di qualunque grandezza, che possono diventare facili prede di attacchi ransomware che mirano alla richiesta di un riscatto, spesso da pagare in monete virtuali, per ripristinare i sistemi e le reti manomesse. Abbiamo visto dopo il lockdown aumentare notevolmente i casi.
La sicurezza della Rete è quindi fondamentale per garantire non solo ciascuno di noi ma anche le aziende e in particolare quelle che erogano servizi essenziali, tra i quali le banche e le assicurazioni, ospedali, comuni, ecc.. Per noi utenti è necessaria una maggiore consapevolezza e attenzione nell’utilizzo dei nostri dati e di Internet, per le aziende sono essenziali maggiori sistemi di sicurezza anche alla luce della velocizzazione con cui hanno dovuto realizzare l’ampliamento delle loro reti per poter svolgere lo smartworking.
Bianca Desideri
Direttore responsabile Professione Bancario
UNISIN / CONFSAL