Donne di pace

La Giornata Internazionale della Donna nasce da una tragedia, come sempre. Era il 25 marzo 1911 quando 146 operai, di cui 123 donne, rimasero uccisi nell’incendio della Triangle Waist Company di New York, la fabbrica delle shirtwaist, le camicette bianche di moda tra le signore dell’alta borghesia. A perdere la vita furono soprattutto immigrate ebree, tedesche e italiane, gran parte provenienti dalla Sicilia, molte delle quali fin troppo giovani. Bambine di 12-13 anni sottoposte a turni di lavoro di quattordici ore al giorno per sei dollari alla settimana.

In verità c’era fermento in tutto il mondo e già da qualche anno:

  • nel 1907 al congresso socialista di Stoccarda si discusse della questione femminile e del voto alle donne;
  • nel 1909 a Chicago si tenne una conferenza che venne chiamata “Woman’s day”;
  • nel 1910 a Copenaghen venne proclamata ufficialmente la prima Giornata della Donna a livello internazionale, con l’obiettivo di rivendicare i diritti delle donne;
  • nel 1913 a San Pietroburgo venne ripetuta la stessa manifestazione con movimenti pacifisti per auspicare la fine della guerra;
  • nel 1914 per la prima volta apparve la data dell’8 marzo in Germania, le donne tennero una serie di incontri per protestare contro la violenza della guerra in corso e per solidarizzare con le cittadine russe. Si tennero anche manifestazioni a Parigi e Londra.

L’8 marzo è dunque una legittimazione del ruolo della donna negli sforzi di pace, una commemorazione per le vittime di violenza, un ricordo per le donne che hanno avuto parte attiva nelle lotte sociali, una manifestazione che unisce le rivendicazioni sindacali a quelle politiche relative al riconoscimento del diritto di voto e dei diritti in genere. E’ sulla scia di queste tematiche che anche in Italia si istituì la Giornata della Donna nel 1922, mentre nel 1946 da un’idea di Teresa Mattei, Teresa Noce e Rita Montagnana si volle abbinare a questa festa la mimosa, un fiore povero che nasceva nelle campagne proprio tra febbraio e marzo.

Con la loro unione, queste donne, eroine di altri tempi, vinsero numerose battaglie, tra cui il suffragio universale e la parità di genere sul lavoro, solo per citarne alcune. Molte di queste sono oggi superate perché ottenute, alcune dobbiamo continuare a difenderle ogni giorno. Bisogna tornare allora, ad essere eroiche per portare avanti le battaglie moderne e per convincere gli uomini a combatterle con noi.

UNISIN reclama un cambio di passo deciso: mettendo in campo forze diverse ma proiettate verso lo stesso obiettivo, possiamo ipotizzare di riuscire a scardinare comportamenti malsani in ogni ambito, lavorativo, sociale, familiare. La consapevolezza genera responsabilità, solo con le risorse di ciascuno si arriverà a un cambio radicale nella società, è questo che UNISIN auspica e a cui lavora incessantemente. Dobbiamo abbandonare gli stereotipi, incluso quello più subdolo che vorrebbe solo le donne a parlare di violenza alle donne… e pensare che la subiscono dagli uomini! La violenza contro le donne è considerata una violazione dei diritti umani e, come tale, merita attenzione e coinvolgimento da parte di tutti, mescolando le idee possiamo scardinare il passato e costruire un futuro diverso. A partire già dai nostri figli.

Milena Di Fina

Coordinamento UNISIN Donne & Pari Opportunità

in collaborazione con Professione Bancario