Emilio Contrasto: necessario tramandare ai giovani la memoria della Shoah

Emilio Contrasto (Foto di Enzo Barbieri)

Il 27 gennaio si ricorda il “Giorno della Memoria”, per non dimenticare mai questa terribile, sconvolgente, pagina della storia del secolo scorso. Una data, appunto, per non dimenticare mai coloro che hanno perso la vita a causa delle persecuzioni razziali.

Nel 2000 l’Italia ha voluto istituire il “Giorno della Memoria”, anticipando di cinque anni la giornata proclamata a livello internazionale dall’ONU, con la risoluzione 60/7 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1° novembre 2005.

Siamo tutti convinti che non basta un giorno dedicato. È necessario, anzi indispensabile, tramandare continuamente con le parole, con le azioni, con le testimonianze, la memoria di quegli eventi alle giovani generazioni dando a loro il compito di farsi carico di proseguirne il ricordo presso le generazioni che verranno.

I testimoni di quelle atrocità e di quegli eventi indimenticabili, marcati a fuoco nelle pagine dei libri di storia, sono scomparsi o stanno scomparendo, sono ormai molto anziani e sono rimasti in pochi a poter essere testimoni viventi dell’orrore e delle storie che hanno vissuto e che li hanno visti protagonisti loro malgrado.

Con Emilio Contrasto, Segretario Generale di UNISIN/CONFSAL ci eravamo lasciati lo scorso anno, sempre in occasione del “Giorno della Memoria” in ricordo della Shoah, con un messaggio di grande speranza. I giovani come “costruttori di un futuro consapevole e migliore dove non ci sia posto per stragi, morti, olocausti, guerre” e “di un presente e un futuro dove non ci sia casa per discriminazione ed esclusione”.

Di lì a poco, purtroppo, ai confini dell’Europa sarebbe scoppiata una nuova guerra ancora generatrice di ulteriore morte e distruzione, come se non fossimo in grado di imparare dai nostri stessi errori e drammi del passato.

A distanza di un anno ci ritroviamo con Emilio Contrasto per riproporre ancora una volta con forza il senso dell’importanza del ricordo e della memoria.

Segretario, grazie per aver accettato anche quest’anno di essere con noi a parlare di una pagina tristissima della storia dell’Europa…

Non potevo mancare al suo invito a continuare l’impegno di tramandare, anche attraverso la testata Professione Bancario, la memoria della Shoah e ricordare, come ha sottolineato, una delle pagine più dolorose, abiette e tristi della storia d’Europa. Un’Europa che, purtroppo, in questo momento continua a vedere sofferenza e distruzione ai suoi confini.

A suo avviso è sufficiente parlare solo di pace?

No, non basta! Parlare solo di pace o ripetere che bisogna ricordare gli avvenimenti del passato, anche recente, per non ripetere o cadere negli errori, come abbiamo visto nel corso della storia, non solo europea, non è servito e non serve. Occorre, invece, una forte opera di sensibilizzazione per ricercare in ogni modo la pace, l’equilibrio e la giustizia sociale ed economica. Ricerca che necessariamente passa per i giovani, anzi per i giovanissimi, per costruire un futuro consapevole e volto alla convivenza pacifica dei popoli.

Molti testimoni della Shoah sono ormai scomparsi, altri sono molto anziani, condivide l’amara dolorosa considerazione della senatrice Liliana Segre…

Le parole della senatrice Segre, che da sempre ammiro per la sua incessante opera “formativa” ed “informativa”, mi hanno fortemente colpito e le condivido profondamente. Dobbiamo tutti raccogliere il testimone della storia e farcene portatori, combattendo tutte le correnti negazioniste che sono alla base del ripetersi degli errori e degli orrori avvenuti nel passato e che, come detto, continuano a reiterarsi.

La sua riflessione l’ha portata ad ulteriori conclusioni?

Sono certo che fino a quando si continuerà a trasmettere il testimone della storia o della Memoria, una persona abbasserà gli occhi per vedere cosa c’è scritto su una “pietra d’inciampo”, un docente o uno studente sfoglierà i libri di storia e parlerà agli altri della Shoah e della barbarie dei campi di concentramento, uno di noi agirà in nome della pace e della non discriminazione, della tutela dei più deboli, della convivenza pacifica, ci sarà spazio non per qualche riga ma per tante e tante pagine nei libri di storia, per tante immagini, per tanti ricordi che costituiscono e costituiranno il fondamento della nostra memoria collettiva. Una memoria che non si può e non si deve cancellare con il trascorrere del tempo.

Ritiene che visitare i luoghi della Memoria sia importante?

Sì, è importante per noi ma soprattutto per i giovani perché diventino maggiormente consapevoli di ciò che è accaduto e del perché la nostra Costituzione, nata dopo tanto dolore e sofferenza causati dalla guerra, sia l’asse fondamentale per garantire i diritti delle persone. I giovani devono prendere saldamente in mano il testimone dagli anziani e far vivere la memoria di quei tragici giorni e diventare loro stessi i testimoni della Shoah.

Un compito complesso e pieno di responsabilità affida a questi giovani…

Sì, tutti noi riponiamo nei nostri figli e/o nei nostri nipoti, nei nostri giovani, la speranza di portare avanti o recuperare valori che a volte ci possono sembrare perduti, ma che vivono in ognuno di noi. I giovani possono sviluppare, grazie all’esempio, al ricordo, all’esperienza e agli errori (ahimè tanti) trasmessi dalle generazioni che li precedono, un mondo più a dimensione di uomo, più equo, dove anche le tecnologie e l’intelligenza artificiale così vicini ai giovani possano essere al servizio dell’essere umano e non il contrario.

Ancora una volta quindi il testimone deve passare ai giovani…

Certo, attraverso la conoscenza si tramanda la memoria e la storia. Gli eventi del passato non diventano evanescenti, specialmente se sono stati dolorosi e atroci. Molti testimoni sono scomparsi ma le loro testimonianze no. L’impegno che hanno profuso perché non si dimenticasse neppure un episodio di quella storia ha raccolto i suoi frutti se ancora oggi a distanza di 85 anni dalla promulgazione delle leggi razziali in Italia nel 1938 si continua a celebrare la memoria degli Ebrei morti nei campi di sterminio.

Non c’è pericolo, quindi, dell’oblio…

A mio avviso assolutamente no. Come poter dimenticare gli episodi che hanno caratterizzato la nostra storia, basti pensare ad uno dei primi, il rastrellamento del ghetto di Roma il 16 ottobre 1943, con il prelevamento forzato di oltre 1000 persone e poi il campo di Fossoli, in provincia di Modena, diventato luogo di transito verso i campi dell’Europa orientale, in cui trovarono la morte circa 8000 Ebrei italiani.Il Binario 21 di Milano da cui partivano i treni per i campi di concentramento…. Tutto ciò non potrà mai essere dimenticato e anche questo nostro colloquio è testimonianza ed impegno a ricordare e trasmettere a tutti il vero senso di questa giornata, il vero senso dell’importanza della memoria dell’Olocausto. Per non dimenticare mai l’orrore.

Lo scorso anno ci eravamo lasciati con un messaggio di speranza, lo ritiene ancora valido?

Certo, anzi sottolineo che sono convinto che i giovani debbano essere sempre più consapevoli che è nelle loro mani il presente e il futuro del nostro Paese e dell’intera Europa, continente in cui viviamo. Sono loro, con le loro azioni, con il loro studio, con la loro sensibilità, con la consapevolezza, con la conoscenza del passato, che possono costruire un futuro sostenibile, etico, di rispetto e inclusione per tutti e a tutti i livelli.

Bianca Desideri

Direttore responsabile Professione Bancario