Quarto Savona 15. Un boato. Addio a Giovanni Falcone

Sono trascorsi 31 anni da quel triste pomeriggio del 23 maggio 1992 quando allo svincolo di Capaci (sul territorio di Isola delle Femmine) sull’autostrada da Punta Raisi a Palermo, una carica, con potenza pari a 500 kg di tritolo, toglieva la vita al giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e agli uomini della scorta Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani. Nel tremendo attentato furono coinvolte anche altre 23 persone che rimasero ferite, fra le quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.

57 giorni dopo un altro magistrato, Paolo Borsellino, amico e collega di Giovanni, Falcone sarebbe stato ucciso in un altro attentato con gli uomini della sua scorta in via D’Amelio a Palermo mentre andava a trovare la madre.

Entrambi magistrati, entrambi impegnati nella lotta alla mafia e ai poteri forti, uniti dallo studio e dal lavoro, sono rimasti uniti, al servizio dello Stato, anche in una morte drammatica insieme ad altri “servitori” del nostro Paese che con loro svolgevano il loro lavoro. Ma la morte di Falcone non è stata dimenticata come non è stato dimenticato Paolo Borsellino e tutti coloro che hanno perso la vita per il nostro Paese in nome della Giustizia e per la Giustizia.

Emblema della memoria è la Quarto Savona 15, la Fiat Croma di scorta di Falcone, ridotta a un cumulo di lamiere contenuta in una teca che ha fatto in questi lunghi anni il giro dell’Italia per portare la sua forte e indimenticabile testimonianza visiva, le immagini di ciò che resta di quell’automobile di servizio danno un forte brivido così come sentire le voci delle testimonianze di quei giorni tanto lontani eppure tanto vicini.

Una pagina della storia del nostro Paese che non si può e non si deve dimenticare mai!

Bianca Desideri