
Quasi 25 anni fa una tragedia colpiva gli ospiti di un camping nella località turistica di Soverato in provincia di Catanzaro. L’esondazione di un torrente “il Beltrame” spazzò via il camping e ci furono 13 vittime, il corpo di una di queste non fu mai ritrovato e probabilmente è stato inghiottito dal mare che era poco distante. Bastò una notte di pioggia a scatenare la tragedia. Uno dei fattori scatenanti fu l’ubicazione del camping proprio a ridosso del torrente, ma chi poteva pensare che un rigagnolo diventasse poi un torrente impetuoso? Eppure è accaduto. All’epoca si disse pure che a monte il corso del torrente fosse bloccato dalla presenza di arbusti, canneti e quant’altro, un tappo insomma che cedendo ha aumentato la forza e l’impeto delle acque.
In quella triste circostanza non si parlò di cambiamento climatico ma piuttosto di dissesto idrogeologico e di condotta irresponsabile da parte di alcuni, tanto che al riguardo ci furono pure condanne penali. In realtà il cambiamento climatico è un fatto ormai assodato.
Il clima sembra sempre più impazzito e le stagioni così come le conoscevamo non ci sono più. Sulle cause del cambiamento climatico, da anni è in atto una discussione accademica che vede molti studiosi affermare che l’aumento di anidride carbonica sia il fattore scatenante sulle variazioni climatiche, dall’altra invece ci sono studiosi che la pensano diversamente e attribuiscono le bizzarrie del clima a dei normali cicli della natura che periodicamente si ripetono e sono soprattutto correlati all’attività solare. Come in tutte le vicende umane è probabile che ragione e torto non siano da una sola parte. E’ fuor di dubbio che le attività dell’uomo hanno la loro parte di responsabilità sulle variazioni del nostro clima. Del resto gli scarichi industriali, la cementificazione selvaggia di intere porzioni di territorio, la deforestazione, spesso indotta dall’uomo per recuperare territorio a vantaggio dell’agricoltura o dell’allevamento di animali, non possono non avere conseguenze sull’ambiente.
Al di là delle ragioni che sono peraltro importanti, in attesa che la scienza ci dia risposte e soprattutto soluzioni certe, cosa sarebbe saggio e giusto fare? Fortunatamente, nonostante una caratteristica del clima sia proprio la sua imprevedibilità, le previsioni metereologiche sono diventate più attendibili e quindi è molto improbabile che si verifichino gravi eventi atmosferici senza che ci sia una allerta preventiva. Ormai siamo abituati, vengono diramate le allerte che per definizione sono gialle, arancione, o rosse a seconda la gravità del fenomeno che si prevede. Le amministrazioni pubbliche in questi casi si attivano per tempo con provvedimenti a tutela della pubblica incolumità, come la chiusura delle scuole e degli uffici non essenziali. Le allerte però non possono impedire alla pioggia alluvionale o al vento impetuoso di fare danni. E così ogni evento avverso fa registrare strade allagate, cantine, negozi, attività distrutte come è avvenuto di recente in Emilia Romagna, alberi crollati e anche purtroppo vittime. Proprio a proposito di alluvioni è il caso di sottolineare come in molte regioni, i bacini idrici non vengono adeguatamente mantenuti, gli argini dei fiumi non sono rinforzati. Che dire poi dei letti dei corsi d’acqua che sono invasi letteralmente dalla vegetazione spontanea e anche da detriti e rifiuti vari? Investire nella pulizia dei corsi d’acqua ridurrebbe ovviamente il rischio di esondazioni.
Diventa così inevitabile avere inondazioni sempre più aggressive e dannose. In tali casi, spesso, le autorità dichiarano che si tratta di “eventi eccezionali” dovuti al cambiamento climatico, questo forse per non ammettere che una gestione più attenta del territorio avrebbe potuto ridurre significativamente i danni. Praticamente il cambiamento climatico viene utilizzato come un comodo alibi per mascherare decenni di negligenza e mancati interventi. Piuttosto che fare la conta dei danni e purtroppo delle vittime non sarebbe più saggio attuare tutte le misure preventive di tutela del territorio, di manutenzione del sistema viario, della rete fognaria e idrica e magari sottoporre a potatura gli alberi per ridurne la chioma e renderli meno esposti alla furia del vento? Purtroppo l’esperienza non insegna, ogni crisi alluvionale determina danni alle abitazioni civili, alle attività economiche, all’agricoltura e così via. Non è solo il disagio e la sofferenza delle popolazioni colpite è anche il danno economico che costringe molte aziende alla crisi e spesso all’impossibilità di proseguire l’attività. I costi per la collettività sono esorbitanti. Utilizzare l’alibi del cambiamento climatico per dare l’impressione che siano eventi naturali ineluttabili non risolve il problema e non assolve le autorità pubbliche dalle loro responsabilità, qualora ve ne siano. Le istituzioni pubbliche sono chiamate a operare con senso di responsabilità e visione futura, consapevoli che per contrastare il cambiamento climatico non bastano mere dichiarazioni, ma si rende necessario attivare interventi concreti e sostanziali, che rendano il territorio meno fragile e più resistente alle avversità della natura.
Enzo Parentela