Una comunità che cambia: giovani tra sfida e responsabilità

Una Comunità che cambia
Giovani tra sfide e responsabilità

Sempre più spesso si respira un clima di esasperazione, nelle grandi città come nei borghi. Cittadini stanchi segnalano comportamenti non più tollerabili di bande giovanili, mentre le cronache raccontano di retate, controlli, ragazzi fermati e schedati. Una spirale che sembra senza fine. Li chiamano “maranza”: giovani che cercano identità tra musica, gruppi di strada e ribellione, spesso accompagnata da alcol o droghe. Ma dietro la cronaca ci sono volti, storie, vite reali.

A fare notizia sono quasi sempre disagio e conflitto, non il resto del mondo giovanile. Eppure è proprio a queste situazioni che dobbiamo prestare attenzione. Se l’unico posto nel mondo è la strada, lì i ragazzi imparano regole e gerarchie, spesso contro adulti e istituzioni. Ma la repressione basta? I fatti dicono di no.

C’è poi un dato che non possiamo ignorare: la fragilità economica. Molti giovani vivono in famiglie segnate dalla precarietà, dalla mancanza di lavoro stabile, da disuguaglianze che si ereditano da una generazione all’altra. La povertà educativa e la mancanza di prospettive concrete alimentano frustrazione e rabbia, rendendo ancora più forte la tentazione di rifugiarsi nei gruppi di strada.

I giovani non sono un pianeta a parte: sono figli delle nostre città. Senza luoghi, senza adulti di riferimento, senza occasioni di protagonismo e senza prospettive economiche reali, il loro bisogno di appartenenza si trasforma in comportamenti esasperati. Per questo servono ascolto, fiducia, alternative.

Sta a noi – adulti, istituzioni, educatori – aprire strade nuove, riconoscere i giovani come risorsa e non come problema. Educare al futuro significa offrire laboratori, progetti, spazi reali e digitali dove possano esprimersi e sentirsi parte. Ma significa anche investire in lavoro dignitoso, formazione e politiche economiche che diano futuro, non solo sopravvivenza.

Le retate possono fermare un reato, ma non costruiscono comunità. La convivenza nasce solo dalla responsabilità condivisa. Perché il bene comune nasce quando nessuno si sente escluso, ma tutti si sentono responsabili.

Daniela Foschetti

Coordinatrice UNISIN Donne & Pari Opportunità