Istituzioni e terzo settore uniscono le forze per contrastare isolamento e povertà
In vent’anni l’Italia ha perso oltre 2 milioni di giovani-adulti tra i 25 e i 34 anni, la fascia che più alimenta lavoro e innovazione. In occasione della tavola rotonda “Con i giovani, contro la violenza. Prevenire il disagio e difendere le relazioni per una Lombardia Zero NEET”, Fondazione Asilo Mariuccia accende i riflettori su una generazione in sofferenza. È tempo infatti di costruire nuove alleanze, tra istituzioni, famiglie, scuola e mondo del lavoro, per contrastare l’aumento dei NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi) e per prevenire la violenza che troppo spesso nasce dal disagio e dall’esclusione. “Restituiamo dignità, fiducia e autonomia lavorativa, partendo da ciò che spesso manca: il rispetto dell’identità di ciascuno. Siamo di fronte a una sfida tanto culturale quanto sociale: dimostrare che nessun ragazzo è irrecuperabile, se trova adulti capaci di crederci davvero” sottolinea la presidente Emanuela Baio
C’è una generazione che rischia di diventare la più fragile e numericamente più piccola della storia recente italiana. Un esercito silenzioso di giovani che faticano a entrare nel mondo del lavoro, a formarsi e a costruire relazioni stabili. La loro presenza nella società si assottiglia e con essa la forza vitale di un Paese che invecchia. Secondo i più recenti dati Istat, negli ultimi vent’anni la fascia d’età tra i 25 e i 34 anni ha perso oltre 2,3 milioni di individui: erano più di 8,6 milioni nel 2004 e oggi sono circa 6,3 milioni, pari al 10,6% della popolazione italiana. Il Rapporto Cnel “Demografia e Forza lavoro” segnala inoltre che gli occupati in questa fascia sono scesi da oltre 6 milioni a circa 4,2 milioni, riducendo il loro peso tra i lavoratori dal 27,1% al 17,8%. Un calo che riflette un più ampio squilibrio generazionale: in Italia, gli under 15 sono ormai meno della metà degli over 65, e presto saranno meno di uno su tre. A questa fragilità demografica si aggiunge una fragilità sociale altrettanto rilevante: secondo Eurostat, l’Italia presenta una delle più alte incidenze di NEET (giovani che non studiano, non lavorano) in Europa, seconda solo alla Romania (19,4%), con il 15,2% dei giovani tra i 15 e i 29 anni fuori da percorsi di studio o lavoro, a fronte di una media UE del 11%. “La condizione dei NEET rappresenta uno dei segnali più preoccupanti della nostra società. La sua incidenza misura lo spreco di capitale umano delle nuove generazioni. L’Italia, purtroppo, resta tra i Paesi europei con i livelli più alti: un paradosso, considerando che siamo anche tra quelli con meno giovani e con un processo di “degiovanimento” più accentuato. Rafforzare la formazione e il raccordo tra scuola e lavoro è l’investimento decisivo per assicurare vitalità economica, innovazione e sostenibilità sociale” afferma Alessandro Rosina, sociologo e docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
È proprio di fronte a questo scenario di emergenza generazionale che Fondazione Asilo Mariuccia, da oltre un secolo punto di riferimento per l’accoglienza e la formazione dei giovani in condizioni di vulnerabilità, rilancia il proprio impegno. Lo fa promuovendo, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e ALTIS Graduate School of Sustainable Management, la tavola rotonda “Con i giovani, contro la violenza. Prevenire il disagio e difendere le relazioni per una Lombardia Zero NEET”. Quest’ultima ha ottenuto il patrocinio di Regione Lombardia, del Comune di Milano e di UNEBA Lombardia. “I dati sui NEET in Italia sono allarmanti e non possono lasciarci indifferenti. L’Università Cattolica è dunque in prima linea per assumersi la sua parte di responsabilità e fare in modo che la situazione possa migliorare. Il cuore della nostra missione educativa si esprime nell’alimentare l’education power. I numeri che ho citato non miglioreranno se non si parte dall’educazione attraverso progetti mirati e sinergici. Ecco allora che l’Ateneo dei cattolici italiani si impegna, innanzitutto, a realizzare collaborazioni come questa con la Fondazione Asilo Mariuccia, affinché si delineino strategie di azione comuni. Credo sia questa la reale missione di un Ateneo, come il nostro, che vuole essere nella società e a servizio della società” aggiunge Elena Beccalli, Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Un’opportunità per accendere i riflettori su un quadro di fragilità che non si misura solo nei numeri, ma anche nella percezione del benessere. Chi possiede un titolo di studio basso tende più spesso a sentirsi in una condizione di peggioramento, segno di quanto l’istruzione resti un fattore decisivo di emancipazione. Secondo il Rapporto Disuguaglianze 2025 di Fondazione Cariplo, infatti, tra le persone con livelli di istruzione più bassi la sensazione di progresso, soprattutto economico, è molto meno diffusa rispetto alla media. Anche la dimensione relazionale ne risente: solo il 57% della popolazione si dichiara soddisfatto della propria vita sociale, in termini di relazioni, amicizie e integrazione nella propria comunità, un dato che cala ulteriormente tra chi ha minore integrazione o opportunità formative. “Non si diventa NEET da un giorno con l’altro. Lo raccontano bene i giovani che abbiamo conosciuto. Dapprima qualcosa si inceppa, poi quella crepa non si ripara, sembra rimanere lì inerme e invece sta generando una voragine, che poi ti trascina verso il basso: fallimenti, isolamento sociale, mancanza di autostima e quella che sembrava una collina diventa una montagna da superare senza attrezzatura tra l’altro. Chi sta vicino ai ragazzi deve saper cogliere i segnali che arrivano; per questo diciamo che la fioritura di un giovane è un processo collettivo. A darci fiducia ci sono le storie di quei ragazzi che hanno superato le difficoltà, che non hanno abbandonato la scuola anche quando stavano per farlo, o se l’hanno fatto hanno avuto qualcuno che lì ha aiutati a rimettersi in cammino” sostiene Giovanni Azzone, Presidente di Fondazione Cariplo.
Laddove le fragilità rischiano di tradursi in esclusione, Fondazione Asilo Mariuccia interviene con un impegno quotidiano che aiuta i giovani a ritrovare fiducia, competenze e autonomia. Tra i progetti più significativi figurano Coltivare Inclusione, dedicato al florovivaismo per ragazzi italiani e stranieri del territorio con difficoltà scolastiche o sociali, e IntegrAzione, laboratori di carpenteria navale sul Lago Maggiore dove 30 minori stranieri non accompagnati hanno appreso competenze tecniche e relazionali. Ad oggi oltre 500 ragazzi sono stati formati attraverso i laboratori di educazione al lavoro. Mentre il nuovo e ambizioso progetto “Un Porto Nuovo” prevede la ristrutturazione del polo educativo di Porto Valtravaglia (Varese): grazie a un finanziamento di 3 milioni di euro (Fondazione Cariplo e Regione Lombardia, insieme alla Presidenza del Consiglio dei Ministri), sarà possibile triplicare la capacità recettiva del centro con l’apertura di 2 nuove comunità; 5 laboratori di educazione al lavoro (florovivaismo, carpenteria navale, ciclomeccanica, cucina, barberia); un polo sportivo e un centro diurno, accogliendo ogni giorno fino a 90 giovani in percorsi di formazione e autonomia lavorativa. “Accompagnare un giovane nel suo percorso di rinascita significa offrirgli non solo un aiuto, ma un senso di appartenenza – sottolinea Emanuela Baio, Presidente di Fondazione Asilo Mariuccia. Restituiamo dignità, fiducia e autonomia lavorativa, partendo da ciò che spesso manca: il rispetto dell’identità di ciascuno. Siamo di fronte a una sfida tanto culturale quanto sociale: dimostrare che nessun ragazzo è irrecuperabile, se trova adulti capaci di crederci davvero”.
“Siamo lieti della partnership avviata con Fondazione Asilo Mariuccia, che si svilupperà su due fronti: da un lato la formazione delle persone che operano nel Terzo Settore, per contribuire alla crescita di figure manageriali sempre più competenti e consapevoli; dall’altro il contrasto al fenomeno dei NEET, con la creazione di un sistema di misurazione dell’impatto – in particolare per il progetto di Porto Valtravaglia – e con l’elaborazione di modelli innovativi a sostegno dello sviluppo del Terzo Settore, soprattutto nell’ambito delle organizzazioni ibride con finalità commerciali ma orientate al valore sociale” afferma Matteo Pedrini, direttore di ALTIS.
Un impegno condiviso anche dalle istituzioni e dal mondo accademico utile per ribadire la necessità di un’azione corale a sostegno delle nuove generazioni allo scopo di costruire una Lombardia davvero “zero NEET”. Una regione in cui, come svelato da un recente studio di Assolombarda, la quota di NEET è pari all’8,9% nel 2024. “La missione della Fondazione Asilo Mariuccia, storico baluardo dell’accoglienza milanese, assume ancor più valore alla luce del contrasto al fenomeno dei NEET. La cittadinanza consapevole è la chiave: con percorsi formativi e lavorativi che, non solo rispondono all’emergenza sociale, ma rappresentano un vero investimento sul futuro, promuovendo l’autonomia e rafforzando il senso di appartenenza alla comunità” dichiara Attilio Fontana, Presidente di Regione Lombardia.
“Creare connessioni tra i NEET e il mondo dell’Università non è un ossimoro ma racconta quanto abbiamo fatto a Caivano in questi mesi. Sviluppare percorsi professionalizzanti che consentano di affacciarsi al mondo del lavoro non è solo un’opportunità per i NEET, ma lo è anche per i nostri territori. Perché a monte di queste percorso c’è lo studio della realtà sociale e culturale delle comunità. A Caivano, ad esempio, vista la lunga tradizione artigianale di quell’area, abbiamo puntato sullo sviluppo di questi profili, ma anche sul restauro, sulla cura del verde e sul food. Dobbiamo continuare a far crescere le collaborazioni con i tanti e importanti centri di formazione che sono presenti nel nostro Paese e in questa chiave risulta importantissimo il lavoro svolto dalla Fondazione Asilo Mariuccia” commenta Fabio Ciciliano, Commissario straordinario di governo per gli interventi infrastrutturali e di riqualificazione sociale funzionali ai territori di alta vulnerabilità.
“Di fronte a una generazione che, come ci dimostrano plasticamente questi numeri, rischia di sentirsi ai margini, la società deve saper rispondere con azioni concrete che permettano ai giovani di essere protagonisti del loro futuro. Una sfida che non riguarda solo la creazione di opportunità, ma anche la costruzione di quella coesione sociale imprescindibile perché ognuno si senta parte attiva di una comunità. È una sfida che riguarda tutti e tutte: dalle istituzioni al mondo educativo, dalle imprese alla società civile al Terzo settore, in una sinergia che non lasci indietro nessuno” conclude Lamberto Bertolè, Assessore al Welfare e Salute, Comune di Milano.