I Cento anni del Giro d’Italia, storie di uomini e di imprese  

cyclists with sports during abbiglaimento during a challenging road bicycle race

 

Il 2017 è l’anno degli anni per il Giro d’Italia che arriva al Secolo.

Arrivato ad un tale traguardo è impossibile non pensare che tanta storia del nostro Paese sia passata tra le strade del Giro e che, per sua natura, esso sia stato luogo di eroiche imprese. Il ciclismo, infatti, si presta ad imprese epiche e ad altrettanto epiche cadute, come recita il promo del centenario che si sente in tv: “Per gli altri gli eroi sono tutti giovani e belli, ma tu cerchi quelli con la faccia sporca di fango, con la pelle cotta dal sole. Quelli con le biciclette lustrate come nobili cavalli”.

Un po’ di questi eroi che hanno vinto o che hanno solo sfiorato la vittoria e non per questo hanno perso la loro aura di gloria, sono entrati nel nostro immaginario collettivo di popolo italiano, facendo scalpore, facendo da esempio, accendendo gli entusiasmi.

Il costante Girardengo, tra i protagonisti delle prime edizioni del Giro d’Italia, soprannominato “campionissimo” per la tenacia e la caparbietà; l’intrepida Alfonsina Strada, l’unica donna a prendere parte ad una competizione per soli uomini; nel Giro del 1924 la sua partecipazione fu tenuta nascosta per non alimentare tensioni, ma quando ad una tappa arrivò fuori tempo massimo per una serie di cadute e di forature, aggiunte alla fisiologica impossibilità di mantenere lo stesso ritmo dei colleghi, si decise di escluderla dalla classifica, placando il clima di tensione che si era creato attorno a lei. Alfonsina volle comunque portare a termine il Giro, pur fuori classifica; il bravo Alfredo Binda che, reo di 4 vittorie del Giro, fu escluso dalla gara del 1930 per manifesta superiorità, pagato dall’organizzazione per non parteciparvi; l’eroico Miro Panizza, il gregario che stava per diventare campione nel Giro del 1980 e della cui storia è stato scritto anche un libro.

E poi, ancora, Van der Velde, Silvano Contini, Ivan Basso o Freddy Maertens, e naturalmente il mito di Fausto Coppi e Gino Bartali, fraterni rivali, tutti campioni, vincitori e vinti, soggiogati dalla fatica e dalla bellezza del Giro d’Italia, la competizione su due ruote più dura e affascinante che ci sia.

I primi cento anni del Giro, allora, meritano dei festeggiamenti speciali e duraturi, come il Trofeo Senza Fine, simbolo della manifestazione e dello spirito della competizione, quest’anno realizzato in una speciale lega di oro rosa, a richiamare i colori della maglia del vincitore. Quest’anno il trofeo verrà consegnato a Milano, ultimo traguardo di tappa del Giro 2017, così come, 100 anni fa, il capoluogo lombardo vide l’inizio di questa storia senza fine.

Rossella Marchese