23 maggio 1992, la strage di Capaci

17,38. 23 maggio 1992, una calda giornata, svincolo di Capaci, autostrada da Punta Raisi a Palermo, 500 kg di tritolo. Un boato, un’esplosione, un cratere a ricordo di una strage.

Giovanni Falcone

Francesca Morvillo

Rocco Di Cillo

Antonio Montinaro

Vito Schifani

25 anni fa la strage di Capaci in cui Giovanni Falcone moriva insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli uomini della sua scorta. Avrebbe di poco anticipato, solo 57 giorni (il 19 luglio), un’altra morte eccellente quella dell’amico Paolo Borsellino, ucciso con gli uomini della sua scorta in via D’Amelio a Palermo mentre andava a trovare la madre, magistrato come lui e come lui impegnato nella lotta alla mafia e ai poteri corrotti. Uniti dallo studio, stesso liceo e stessa laurea, uniti nel lavoro, uniti nell’amicizia, uniti in una morte tragica.

Un anno difficile per il nostro Paese il 1992, un anno di morti e misteri che ancora oggi dopo 25 anni non sono ben chiari. Il neo-presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, inizia con questo tragico evento, il suo mandato.

Falcone nel corso degli anni dopo varie bocciature era rimasto sempre più isolato: stop alla sua candidatura ad alto commissario per la lotta alla mafia con la nomina di Domenico Sica; mancata nomina da parte del Csm, che gli aveva preferito Meli, a capo dell’Ufficio istruzione di Palermo; fine del pool antimafia dopo lo scontro con Meli. Dopo questo episodio chiese ed ottenne il trasferimento per ricoprire l’incarico di procurare aggiunto presso la Procura della repubblica. La stella di Falcone si andava oscurando e forse anche per questo accettò la proposta del nuovo ministro della Giustizia Claudio Martelli, lasciando Palermo per la direzione degli Affari penali a Roma. Ricordava Caponnetto che dalla mancata nomina del Csm “Falcone ha iniziato a morire”. E quel tragico 23 maggio 1992 la morte lo ha colto alla guida della sua auto.

Ma la sua morte non è stata dimenticata come non è stato dimenticato Paolo Borsellino e tutti coloro che hanno perso la vita in nome della Giustizia per il nostro Paese.

Oggi celebrazione ufficiale a Palermo che ospita la Nave della Legalità, partita ieri con mille scolari e studenti con i loro docenti in rappresentanza delle scuole di tutta Italia con destinazione Palermo. Prima di salpare i ragazzi hanno incontrato sul molo la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, il presidente del Senato Pietro Grasso e il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.

Rivedere oggi le immagini della Quarto Savona 15, la Fiat Croma di scorta di Falcone, ridotta a un cumulo di lamiere contenuta in una teca che ha fatto il giro dell’Italia, danno un forte brivido così come sentire le voci delle testimonianze di quei giorni. Con grande forza la moglie di Montinaro, uno degli uomini della scorta morti nella strage,  ha dichiarato: “Sono emozionata per questa memoria in marcia, è stato difficile perché Antonio, Vito e Rocco facevano parte della scorta e noi vogliamo fare capire a tutti, giovani e non, che la scorta è fatta di persone con sogni, una vita, dei figli, una famiglia ed è questo il senso della marcia”. Quel tragico 1992 “non li ha uccisi, noi continuiamo a far camminare la Quarto Savona 15 che è fatta di cittadini onesti – ha ricordato Tina Montinari – Noi siamo migliori di loro, io ho scelto di restare a Palermo perché tutti mi devono vedere”. Oggi anche la Quarto Savona 15 sarà a Palermo per non dimenticare!

Bianca Desideri