Istat: 30% della popolazione a rischio povertà o esclusione

Un terzo della popolazione residente in Italia è a rischio di povertà o di esclusione sociale. Dal report “Condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie” è emerso che stanno aumentando le persone in grave deprivazione materiale e quanti vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro, ma la forbice fra i più ricchi e i più poveri si è ampliata. L’Istat parla di “una significativa e diffusa crescita del reddito disponibile e del potere d’acquisto delle famiglie (riferito al 2015), associata a un aumento della disuguaglianza economica e del rischio di povertà o esclusione sociale”.

C’è una crescita di reddito ma solo per i più facoltosi, mentre il 30% della popolazione arranca; il reddito netto medio annuo per famiglia è pari a 29.988 euro, circa 2.500 euro al mese (+1,8% in termini nominali e +1,7% in termini di potere d’acquisto rispetto al 2014). E rileva che “la crescita del reddito è più intensa per il quinto più ricco della popolazione, trainata dal sensibile incremento della fascia alta dei redditi da lavoro autonomo, in ripresa ciclica dopo diversi anni di flessione pronunciata”.

Il Mezzogiorno resta l’area territoriale più esposta al rischio di povertà o esclusione sociale (46,9%, in lieve crescita dal 46,4% del 2015). Il rischio è minore nel Nord-ovest (21,0% da 18,5%) e nel Nord-est (17,1% da 15,9%). Nel Centro si trova in questa situazione un quarto della popolazione (25,1%). Le famiglie più esposte al rischio di povertà o esclusione sociale sono quelle numerose, con cinque o più componenti (43,7% come nel 2015), ma è per quelle con uno o due componenti che questo indicatore peggiora (per le prime sale al 34,9% dal 31,6%, per le seconde al 25,2% dal 22,4%). Dal report si evidenzia poi che la disuguaglianza dei redditi fra le persone in Italia è maggiore rispetto alla media europea.

Maria Grazia Palmarini