Donne, Politica ed Istituzioni: il contributo delle donne all’Assemblea Costituente

 A fronte del timore per l’astensionismo femminile, sia nella fase delle amministrative che ancor più nelle elezioni del 2 giugno, nel 1946 si registrò un’ampia partecipazione al voto da parte delle donne, che smentiva le paure di tutte le parti politiche.

Una partecipazione vissuta a livello reale e simbolico come una censura rispetto al passato e con un sentimento vivo di un’autonomia individuale fino ad allora sconosciuta: nelle elezioni del 2 giugno per il referendum istituzionale, che chiedeva di esprimersi su Repubblica e Monarchia, e per l’Assemblea Costituente, che doveva scrivere la Costituzione della nuova Italia democratica, si recò a votare l’89,2% degli uomini e l’89% delle donne aventi diritto. Costituendo il 52% dell’elettorato, nel complesso le Italiane svolsero un ruolo determinante nel produrre la svolta storica che sancì la nascita della Repubblica, mentre furono solo il 3,7% del totale (su 556 deputati) le donne elette all’Assemblea Costituente: solo 21 madri costituenti su 226 candidate che tra il 25 giugno 1946 al 31 gennaio 1948 contribuirono alla stesura della Carta costituzionale di cui quest’anno si celebrano i 70 anni.

I controsensi della storia.

Dietro quell’89% c’è stata una scelta complessa, compiuta da donne per la maggior parte scarsamente informate, moltissime analfabete, nonché succubi dei loro uomini, più consci per definizione, eppure esaltate dall’idea di votare per la Costituente.

Tra le tante testimonianze pervenuteci, quella di Maria Luisa Vallisneri, nata nel 1923, docente nella scuola secondaria per tutta la sua vita, legata ai gruppi femminili cattolici della città di Parma, dà bene l’idea dei dubbi e delle problematiche legate al voto femminile del 1946, ma anche le tensioni ed i timori dei sostenitori di certe forze politiche rispetto ad altre nell’Italia del dopoguerra.

Nel 1946 abitavo con la famiglia nella bassa parmense; le donne lì erano tutte comuniste, mentre noi seguivamo le indicazioni di voto della Democrazia Cristiana. Era difficile scegliere tra Repubblica e Monarchia, poiché non eravamo informate. Avevamo molti dubbi su cosa scegliere e scegliemmo la Monarchia. Invece ci esaltava l’idea di votare per la Costituente, in cui si sarebbero trovati uomini e donne di tutti gli schieramenti per un futuro legislativo di cui l’Italia aveva bisogno. Cercai di informarmi come meglio scegliere persone capaci e oneste. Eravamo felici di poter partecipare ad un momento molto significativo. Fu il più vero concorso di partecipazione popolare; nonostante i contrasti ci sentivamo uniti come Italiani. Le donne del paese andavano a votare con mariti e fratelli che sembrava volessero controllarle. Noi andammo con la mamma, sentendoci importanti ed autonome, ma suscitavamo i commenti al nostro passaggio perché essendo morto il papà, non avevamo figure di riferimento. Al momento dello spoglio gli scrutatori commentavano ogni voto che non fosse comunista, restando sbalorditi dei 200 voti ottenuti dalla DC in quei territori. Per noi della famiglia fu entusiasmante, anche se molti votanti democristiani rimasero nascosti per paura.

Rossella Marchese