11 le donne del governo europeista spagnolo

Nadia Calviňo, scelta come ministra dell’Economia del nuovo governo spagnolo di Pedro Sànchez, è certamente la personalità che meglio segna il nuovo percorso politico intrapreso dal Paese, nel quale sono coinvolte ben undici donne. Il segnale è chiaro: l’economia rimane una priorità e il ribaltone con il quale Sànchez ha scalzato il conservatore Mariano Rajoy dopo sette anni, non modifica in alcun modo i rapporti tra Spagna ed Europa riguardo al grande progetto dell’Unione e della moneta unica, anzi, semmai li fortifica. La Calviňo, infatti,  ha rivestito a Bruxelles il ruolo di direttrice generale del dipartimento della Commissione Europea che gestisce il budget comunitario, di fatto, numero due di Oettinger, Commissario UE per il Bilancio e le Risorse Umane.

La nuova ministra eredita un’economia spagnola uscita velocemente dalla crisi e che, anche per questo 2018, risulta in crescita con la media europea, nonostante il problema del debito pubblico pericolosamente vicino al 100%. Al fianco della  Calviňo, un’altra donna, Maria Jesus Montero.

Altro ruolo chiave sarà ricoperto da Magdalena Valerio che, come ministro del Lavoro si occuperà di un tasso di disoccupazione ancora molto alto, sopra il 15%.

Carmen Calvo, poi, come ministro della Presidenza e delle Relazioni con le Corti di Giustizia e unica vicepremier è colei che ha più potere nell’esecutivo, dopo il Premier, risultando, di fatto, il vero braccio destro di Sanchèz; inoltre, quale nota costituzionalista, il suo ruolo è l’ideale per dirimere le controversie con la Catalogna di Podemos, potendosi relazionale assieme alla catalana Meritxell Batet, nuovo ministro delle Autonomie regionali.

Gli altri dicasteri fondamentali, presieduti dalla competenza femminile, sono: la Difesa, nelle mani di Margarita Robles, magistrato indipendente da sempre vicino al PSOE; la Giustizia, affidata a Lola Delgado, giudice dell’Audiencia Naciónal, esperta di terrorismo jihadista, diritti umani e giustizia universale; e l’Istruzione, con Isabel Celaà, già presidente della commissione federale etica del PSOE, una sorta di tribunale interno al partito.

Tutti i ministri e le ministre che formano il nuovo governo di Spagna, ha dichiarato Sanchéz, sono il riflesso della società in cui gli spagnoli vorrebbero vivere: paritaria, intergenerazionale e impegnata socialmente. Dunque, anche la presenza di due ministri dichiaratamente omosessuali, il giudice Grande-Marlaska, portavoce della comunità LGTB, all’Interno, e, il giornalista Maxim Huerta alla Cultura, è una rivendicazione chiara e politica del nuovo assetto socialista del governo spagnolo,più che un semplice rimescolamento.

Il Premier Sanchèz ha anche ribadito: “Si tratta di un esecutivo composto da professionisti rispettati e riconosciuti ognuno nella sua area di competenza con una visione progressista, europeista e modernizzante”.

Rossella Marchese