Sindacati del credito: lavorare per un patto per l’occupazione giovanile

Sindacati banca
Banca tecnologica

Dopo la chiusura dell’accordo sul rinnovo del contratto di lavoro dei bancari i sindacati non intendono ridurre l’attenzione sui problemi del settore e soprattutto sul modo in cui il management delle banche intende gestire la trasformazione in atto in numerose realtà del settore credito. Questa mattina si sono riuniti i Segretari Generali di categoria Fabi – First Cisl- Fisac Cgil – Uilca – Unisin che oltre ribadire il positivo risultato ottenuto con il rinnovo del CCNL del credito, auspicano un ancor più forte coinvolgimento delle lavoratrici e lavoratori rispetto ai processi aperti nel sistema bancario.
Nel documento approvato i Segretari Generali affermano che la valutazione dello stato del settore anche a fronte dei piani industriali presenti e futuri, rende necessario lavorare per un patto per l’occupazione giovanile attraverso un numero rilevante di assunzioni.
Dovrà essere chiaro che tutti gli eventuali esuberi dovranno essere al netto delle uscite fisiologiche e sul punto si richiederà la certificazione del numero delle uscite e delle assunzioni.
Rispetto alla vicenda di Banca Carige nello specifico si  evidenzia che eventuali nuovi piani industriali che taglino di nuovo occupazione non saranno accettati. Non c’è spazio per commissari e amministratori da passerella, dei quali fra l’altro sarebbe opportuno che vengano resi noti gli emolumenti. 

Nel caso in cui dovesse essere rivisto il piano industriale di Carige, si andrà immediatamente allo scontro.
Sulla situazione di Banca Popolare di Bari i Segretari Generali  ribadiscono l’attenzione alla conservazione dei livelli occupazionali e al territorio, l’Istituto barese deve tornare ad essere una banca a servizio del territorio già duramente colpito dalla crisi dell’industria.
Sulla questione, e rispetto anche agli ultimi pesanti accadimenti, unitariamente si confida pienamente nel lavoro di indagine e accertamento che la magistratura porrà in essere. Rispetto al piano industriale Unicredit, l’Istituto ha rappresentato un’eccedenza di 6000 persone in Italia; per il sindacato unitario sono eccessivi, e soprattutto il problema vero è la chiusura di 450 sportelli.
Bisognerà capire, perché il dato è unitariamente posto in dubbio se tutti i 450 sportelli sono in reale passività, questo anche per contrastare il rischio di mobilità pesante che penalizza in primo luogo le donne e le situazioni più svantaggiate. Anche qui si porrà con forza la richiesta di ricambio generazionale con un importante numero di assunzioni.
Richiesta che vale a livello nazionale e che quindi sarà portata sul tavolo anche delle altre banche che dovessero dichiarare esuberi, quindi anche per Ubi Banca e Banco Bpm, che nelle prossime settimane presenteranno i propri piani industriali.
I sindacati esprimono diffidenza verso chi afferma che nel Paese ci sia meno esigenza di fare banca, è invece chiara l’esigenza di fare banca coniugando il lavoro con l’innovazione tecnologica e salvaguardando anche le fasce sociali più deboli che non hanno una capacità digitale pronunciata.
Il documento sindacale conclude ricordando che il sindacato, con responsabilità, attiverà tutti i meccanismi di mobilitazione a tutela delle persone dei territori e di tutto il Paese.