I bancari al tempo del Covid-19

Un’incredibile prova di coraggio è quella che da settimane stanno dimostrando tutte le categorie di lavoratori che, in prima linea, stanno affrontando questo terribile momento (medici e personale sanitario, innanzi tutto, ma anche addetti dei supermercati, autotrasportatori, forze dell’ordine, operai delle fabbriche aperte e tanti ancora).

La priorità di tutti è stata quella di mettere la difesa della salute prima di ogni interesse economico.

I bancari hanno operato secondo quanto è stato richiesto loro dalle Istituzioni. Alcuni tra loro (quelli che stanno lavorando nelle filiali a contatto con il pubblico) hanno comunque dovuto continuare a lavorare senza poter usufruire, per l’intera loro attività, del lavoro agile.

I bancari, quindi, si scoprono essere adesso una categoria che effettua un servizio essenziale, anche se, purtroppo, la loro categoria non è stata quasi mai menzionata tra tutte quelle che vengono ringraziate per aver operato in questo momento.

I colleghi che non possono utilizzare il lavoro agile per l’attività svolta nelle filiali e che, di conseguenza, continuano ad operare restando a contatto con il pubblico sono da ringraziare e da annoverarsi anch’essi quali eroi, in questo particolare momento, alla stregua dei membri di tutte le altre categorie prima citate.

Quello offerto dalle banche è stato considerato dal governo, quindi,un servizio essenziale. Per il pagamento di stipendi e pensioni, il caricamento dei bancomat, ma anche per i problemi contingenti connessi con le rate di prestiti e mutui.

È stata, però, considerata ineludibile anche la funzione monetaria delle banche, quella di dare denaro, così come quella di reimmettere denaro nel sistema economico.

Il discorso dovrà essere riaffrontato nei suoi termini allorché sarà cessata questa enorme tragedia, che sicuramente, oltre al suo carico di malati e vittime, porterà anche conseguenze enormi sull’economia nazionale e mondiale.

Si spera che questa possa essere una dolorosa occasione che, come in passato si è verificato in seguito a grandi conflitti, tenda a creare una società diversa.

Speriamo si possa tendere ad una società in cui alle leggi del mercato e del profitto si sostituisca un nuovo umanesimo, una società in cui i valori dell’essere umano e del sociale possano sostituire i disvalori dell’utile e dei pareggi di bilancio. Una società in cui lo stato non sia azienda, con i suoi profitti, ma punti a garantire il benessere di tutti i cittadini, a prescindere da vincoli di carattere puramente economico.

Ugualmente le imprese bancarie dovrebbero riconvertire la loro azione senza pensare solo al profitto degli azionisti, ma anche all’impatto e al ruolo sociale che hanno nella società.

Ricordiamo qui la grande figura di Amadeo Giannini, italiano figlio di emigranti, fondatore della Bank of America, il quale diceva che un banchiere dovrebbe essere un servo della comunità e la banca un servizio per tutti. Lui che durante la crisi del ‘29 finanziava i piccoli imprenditori.

Dovrebbe essere questa l’occasione per ricordare, innanzi tutto a noi, e poi a tutti gli altri, che se è vero che i bancari sono stati presenti (con malati e vittime tra le loro file!) in questo momento nelle filiali perché categoria che effettua un servizio essenziale per la società, allora questa categoria non dovrà essere, una volta passata l’emergenza, nuovamente schiacciata dalle pressioni commerciali (che spesso con la vendita di prodotti ad un pubblico ad essi inadatto andrebbe a colpire ulteriormente una società che si presenterà già tanto malconcia economicamente), né tantomeno si dovrà permettere a chicchessia di minacciarla di esternalizzazioni, perché il costo del lavoro è eccessivo, o di venirci a dire che siamo fuori dal mercato e facilmente sostituibili da macchine o altre baggianate del genere.

Ricordiamoci di tutto ciò quando saranno passati questi cupi giorni.

Andrea Brancaleone