Il lupo perde il pelo…

Reattore
Concetto di energia futuristica

Uno dei romanzi più famosi per il suo contenuto profetico su alcuni aspetti della società futura, “1984 di George Orwell” ha ipotizzato anche l’invenzione di una nuova lingua con tanto di ben due dizionari, utili allo scopo della società totalitaria guidata dal Grande Fratello. Il Vocabolario A era destinato a parole o frasi usate per l’uso comune del vivere quotidiano, mentre il Vocabolario B, come definito nello stesso libro, “consisteva di parole che erano state create deliberatamente per scopi politici, vale a dire parole che avevano non solo, in ogni caso, un significato politico, ma che erano per l’appunto intese a imporre un atteggiamento mentale, in una direzione desiderata, nella persona che ne faceva uso”.

Come non pensare  al “Vocabolario B” di Orwell quando nell’ultimo Governo il ministero dell’Ambiente viene rinominato ministero della “transizione ecologica”?

Due parole ridondanti che vogliono probabilmente inculcare nei cittadini l’idea che tale ministero abbia il compito di gestire il passaggio da una situazione di inquinamento ad una ecologica. A quanto pare la denominazione Ministero dell’Ambiente era, forse, considerata inappropriata.

L’analogia con il “vocabolario B” del racconto di Orwell sarà casuale ma, al di là della terminologia usata, è lecito sospettare che, come purtroppo avviene sovente, il cambiamento sia solo di facciata. Infatti, in una intervista rilasciata ad un quotidiano nazionale, il neo Ministro della transizione ecologica ha lasciato intravvedere un’apertura verso l’utilizzo in Italia, in ambito civile e industriale, del mini nucleare.

Il Ministro ha fatto riferimento alla possibilità di impiego di mini reattori a fissione, come quelli già utilizzati nelle grandi navi da crociera, e che, a suo dire, produrrebbero poche scorie.

Senza entrare nel merito della bontà della tecnologia nucleare a fissione, peraltro già respinta dal popolo italiano con due referendum, sorprende come il Ministro abbia minimizzato l’aspetto delle scorie, soprattutto alla luce del fatto che l’Italia non ha ancora definito dove smaltire le scorie nucleari delle vecchie centrali dismesse dopo i referendum. Al riguardo, il ministero della Transizione Ecologica, dovrebbe tenere presente che in Italia ci sono la bellezza di oltre 31.000 metri cubi di rifiuti radioattivi che dal 1987 non trovano ancora una collocazione definitiva, e che sono sparsi in 24 impianti distribuiti su 16 siti in otto Regioni.  A questi rifiuti andranno ad aggiungersi le scorie radioattive prodotte da altri settori come la medicina, l’industria e la ricerca.  Per non parlare poi delle situazioni ordinarie legate allo smaltimento dei rifiuti che, in molte regioni, sono ancora un problema serio sia sotto l’aspetto economico che sanitario, come ad esempio la casistica che si registra in Campania nell’area che, con un eufemismo, è definita terra dei fuochi.

La tecnologia dei mini-reattori nucleari potrà produrre, forse, energia pulita e a basso costo, ma sarebbe opportuno affrontare il problema dello smaltimento delle scorie prima e non dopo. In un paese in cui la gestione dei rifiuti è ancora problematica, come dimostra anche il recente sequestro in Tunisia di oltre 200 container italiani carichi di scarti vari, aggiungere anche le scorie radioattive dei mini reattori nucleari sarebbe davvero troppo e non si capisce cosa c’entri in tutto questo la transizione ecologica.

Enzo Parentela