Il mondo delle erbe: l’Aneto

Ogni nostra giornata, anche se non sempre ne siamo consapevoli, è accompagnata dalla presenza di foglie, frutti, radici e fiori che, oltre ad abbellire giardini e terrazze, donano profumati sapori ai nostri piatti e ci offrono le loro straordinarie virtù terapeutiche. L’aneto appartiene alla famiglia delle “ombrellifere”. Nomi comuni: finocchio bastardo, anitu, finochiurizzu (Sicilia).

È una pianta erbacea annuale che raggiunge circa un metro di altezza. Ha un fusto angoloso verde chiaro, con striature verde-scuro e bianche.

Le foglie sul fusto sono molli, di colore verde-azzurrognolo; quelle basali, più grandi, sono simili a quelle del finocchio. I fiori sono molto piccoli, giallastri, riuniti in ombrelle del diametro di 5 cm. I frutti sono di forma ellittica, schiacciati, dilatati ai margini e contenenti semi leggermente convessi. Pianta originaria dell’india, ma è da lungo tempo coltivata in Italia. Talvolta sfugge alle colture e si naturalizza nei luoghi erbosi; la si può trovare nei prati e nei terreni incolti fino a 600 metri di altitudine. Si semina da marzo a luglio, in terreno ben concimato, ben drenato ed in posizione soleggiata. Della pianta si utilizzano le foglie e i semi.

Si raccoglie dopo un mese e mezzo dalla semina ed è possibile utilizzarne le foglie fresche; i semi vanno raccolti a completa maturazione, a fine agosto-settembre.

Le foglie si possono conservare dopo averle essiccate all’ombra, in un posto ventilato, o congelate. La raccolta dei semi avviene quando le ombrelle sono ben mature. A questo punto dovranno essere essiccate, distese su di una carta, al sole. Quando, scuotendo le ombrelle, i semi si separeranno bene, potranno essere riposti in barattoli ermetici.

L’aneto viene spesso confuso con il finocchio, dato che le due piante si assomigliano molto. Il nome classico dell’aneto è Anethum Graveolens L., così denominato da Carl von Linné (1707-1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753. il primo termine sta forse ad indicare la provenienza dalla città di Neto, in Sicilia (l’attuale Noto). Mentre “graveolens” significa letteralmente “puzzolente”, a sottolineare l’odore pungente della pianta.

Nonostante che il profumo dell’aneto sia sgradevole, esso è stato usato fin da epoche remote come aromatizzante e conservante, soprattutto nei sottaceti e nelle salamoie o in associazione con altre erbe. In pratica, le proprietà dell’aneto sono simili a quelle dell’anice e del finocchio con i quali, per comodità di reperimento, può essere sostituito o usato in miscela per ottenere preparazioni più gradevolmente equilibrate.

L’aneto ha una lunga e gloriosa storia soprattutto come erba medicamentosa, grazie alle sue proprietà antisettiche e digestive. I suoi principi attivi sono i tannini, le resine, le mucillagini e, soprattutto, l’olio essenziale che conferisce ai frutti funzioni aromatizzanti e medicinali.

Anche se la sua origine va ricercata in Asia, già nell’antico Egitto, più di 3000 anni fa, essa veniva usata per facilitare la digestione. Dioscoride, medico greco del primo secolo, prescriveva quest‘erba così frequentemente che essa fu a lungo nota come “erba di Dioscoride”.

Nell’antica Grecia, inoltre, si riteneva che, stringendo in mano un rametto di aneto, si potessero prevenire gli attacchi di epilessia. I Romani lo masticavano spesso e lo usavano anche per intrecciare ghirlande con le quali ornavano le sale dei banchetti. Anche presso altre civiltà, l’aneto godette sempre di molto favore. È citato anche nella Bibbia.

L’antica medicina cinese lo prescriveva sovente per i bambini, dato che la sua azione digestiva è più blanda rispetto a quelle delle altre erbe.

I Vichinghi usavano l’aneto come calmante. Nell’America settentrionale, i guaritori popolari iniziarono a produrre con i semi un infuso noto come “acqua di aneto”, che ebbe a lungo molto successo nel trattamento dei disturbi infantili come coliche, mal di stomaco e tosse. Particolarmente efficace è la sua azione galattogoga.

L’aneto è frequentemente utilizzato nella preparazione di tisane per aumentare la secrezione di latte nelle puerpere.

Per le sue proprietà antispasmodiche, risulta anche di grande utilità per calmare il singhiozzo e il vomito nervoso; ottimo antidoto contro i gas intestinali e in caso di aerofagia.

Tradizionalmente è ritenuto risolutivo il suo impiego nella cura delle emorroidi, oltre per chi ha problemi di ritenzione idrica e di inappetenza.

Ciro Luciano

 

Confronti e Intese n. 295, novembre-dicembre 2014  – Da “Il mondo delle erbe” allegato a “Confronti e Intese” n. 336 novembre-dicembre 2021