Le spose bambine

La testata giornalistica “La Repubblica” ha recentemente pubblicato un’inchiesta svolta a Palermo dove sempre più frequentemente bambine con un’età compresa tra i 13 e i 17 anni, per lo più provenienti da famiglie originarie del Bangladesh, del Pakistan, dell’India e dello Sri Lanka abbandonano la scuola per essere rispedite nei loro paesi dove sono costrette a sposare un lontano parente, mai conosciuto di persona e molto più grande di loro. Questo fenomeno, i cui effettivi numeri sono difficili da quantificare perché assolutamente sommerso, trova soluzioni positive solo quando le dirette interessate hanno il coraggio di confidarsi ad esempio con gli insegnanti o di rivolgersi alle forze dell’ordine, ma molto più spesso ha un epilogo drammatico perche le spose bambine si persuadono che quella sia la soluzione migliore non solo per le loro, ma anche a beneficio delle loro famiglie.

Queste bambine non hanno nessun potere di scelta, sono isolate dalla società e private di un’infanzia normale. Spesso sono vittime di abusi e violenze, tagliate fuori dalla famiglia, dagli amici e dalla scuola. Il matrimonio precoce spesso è legato ad un fattore economico, perché la dote che spesso accompagna il matrimonio può essere di sostentamento a tutta la famiglia specie se numerosa. Lo stesso rappresenta una violazione dei diritti umani ed è illegale non solo secondo il diritto internazionale, ma anche in molti dei paesi in cui è presente, ma le leggi esistenti spesso non vengono comunque applicate. Per poter contrastare il fenomeno, oltre che ad una campagna di sensibilizzazione è importante far si che le persone conoscano i loro diritti, ne diventino consapevoli e riescano a padroneggiarli e a farsi rispettare. Questi risultati possono essere conseguiti mediante  il rafforzamento del legame scuola-famiglia anche facendo formazione agli insegnati affinché a loro volta informino le bambine sulle possibili soluzioni anche legali per reagire ad matrimonio forzato.

Maria Grazia Palmarini