Cosa mangeranno tra cento anni?

Le Nazioni Unite prevedono che entro il 2100 la popolazione mondiale avrà superato i 12 miliardi. Poco male, verrebbe da dire nell’immanenza del nostro presente.

Eppure queste stime sono il motivo fondante per il quale già oggi numerosi ricercatori stanno riflettendo su quale potrebbe essere, per forza di cose, la base della nostra catena alimentare.

Tra le proposte: insalate a base di medusa, bevande alle alghe o arachidi ipoallergenici. In effetti, in diverse zone del mondo le meduse già rappresentano una pietanza: il loro basso contenuto calorico e la loro consistenza le rende un’alternativa a tanti alimenti. Anche gli insetti rientrano in questo futuristico elenco; ad alto contenuto proteico rappresentano una scelta alimentare valida in termini di sostenibilità in quanto il loro impatto sull’ambiente è assai limitato dati i bassi valori delle emissioni di carbonio legate alla loro produzione.

Ad oggi esistono circa 1900 specie di insetti commestibili che costituiscono una pietanza per più di 2 miliardi di persone.

Un altro progetto ambizioso riguarda la produzione di carne in laboratorio a partire da cellule staminali di diversi animali: se avrà risvolti positivi potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione, considerando che questo nuovo tipo di tecnologie sarebbe la risposta ideale alla crescente domanda di carne nel mondo. Il problema principale che al momento sembra invalicabile è legato all’alto costo di produzione. Nel 2013 Mark Post, ricercatore presso l’Università di Maastricht nei Paesi Bassi, presentò al mondo il primo hamburger prodotto a partire da cellule staminali di mucca. Produrlo costò circa 250mila euro.

Ma non è tutto. Tra i cibi del futuro compaiono anche latte e bianchi d’uovo prodotti senza l’utilizzo di animali. La tecnologia a cui si affiderebbe la produzione di questo tipo di alimenti si basa sull’utilizzo di cellule di lievito di birra geneticamente modificate, da cui si riuscirebbero a ricavare, in un secondo momento, le proteine del latte o delle uova.

È da tempo che ricercatori ed esperti di tutto il mondo cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della sostenibilità ambientale. La sfida maggiore nei prossimi anni sarà proprio quella di riuscire a sfamare un numero sempre crescente di persone. E immaginare cibi alternativi, ad alto contenuto nutrizionale e a basso impatto ambientale, può rappresentare una valida alternativa ai modelli che oggi mettono a dura prova il benessere del pianeta.

Rossella Marchese