L’equo compenso per i professionisti entra nella manovra finanziaria del 2018

La vicenda dell’emendamento che introduce il principio della giusta remunerazione per le prestazioni professionali è finalmente giunta ad una svolta positiva, con l’approvazione dell’emendamento da parte della Commissione Bilancio del Senato e del parere favorevole del Ministero della Giustizia e quello di Economia e Finanza.

Dopo un primo stralcio subito dall’emendamento in ottobre, quando erano stati gli avvocati ad aprire la discussione sulla questione, la misura è stata riscritta, allargando il raggio d’azione dai soli avvocati che svolgono prestazioni a vantaggio di banche, assicurazioni ed imprese a tutti i professionisti, anche a quelli non iscritti ad alcun Ordine. Naturalmente il diritto all’equo compenso varrà sia per i rapporti tra privati che per quelli verso la Pubblica Amministrazione.

La norma, inserita nel nuovo Decreto fiscale, considera equo il compenso determinato in maniera proporzionale alla quantità e qualità del lavoro svolto, tenuto conto dei parametri previsti dai regolamenti delle singole professioni nonché del contenuto e delle caratteristiche della singola prestazione.

Inoltre, il provvedimento riconosce come vessatorie le clausole che, non essendo state oggetto di trattativa ed approvazione, consentono al cliente di modificare unilateralmente le condizioni del contratto; attribuiscono al cliente la facoltà di rifiutare la stipulazione in forma scritta degli elementi essenziali del contratto, o la facoltà di pretendere prestazioni aggiuntive a titolo gratuito; prevedono le spese della controversia a carico del professionista o stabiliscono termini di pagamento superiori a sessanta giorni dalla data di ricevimento da parte del cliente della fattura. Tali clausole, qualora apposte, verranno considerate nulle.

A tal proposito il Ministro Orlando ha commentato: “un altro passo per il riconoscimento dell’equo compenso per il lavoro dei professionisti. La breccia aperta dalla proposta relativa agli avvocati ha aperto la strada per tutte le altre professioni”.

Tutte le istituzioni che si erano impegnate per arrivare a un risultato di questo tipo (tra cui Confprofessioni, Inarsind, Fondazione Inarcassa, Rete delle Professioni Tecniche, ecc.) hanno espresso grande soddisfazione, ma sottolineato la necessità di alcuni accorgimenti e limature nell’attuazione delle nuove regole.

Un emendamento, questo, non scontato, che afferma l’impossibilità di sostenere o tollerare il lavoro gratuito del professionista.

Rossella Marchese