Per gli Oscar 2019, il candidato per l’Italia è Dogman di Matteo Garrone

 Bisognerà aspettare il 22 gennaio, quando l’Academy annuncerà al mondo le candidature agli Oscar 2019. Ma per Matteo Garrone, regista di “Dogman”, il film che rappresenterà l’Italia nella prossima corsa alle statuette, oggi è già un giorno di festa: “Ringrazio la Commissione per aver scelto “Dogman” – ha dichiarato il regista – regalandoci questa grande opportunità di cui siamo fieri e orgogliosi”.

Il primo pensiero è per il protagonista del film: “Il merito è dell’umanità di Marcello Fonte, della prova di Edoardo Pesce, e della passione che tutti abbiamo messo in questo progetto. Sappiamo bene che la “designazione” non è che il primo passo e che la strada è lunga. Ma siamo felici di iniziare questo nuovo viaggio”.

L’annuncio delle nominations è previsto per il 22 gennaio 2019, mentre la cerimonia di consegna degli Oscar si terrà a Los Angeles domenica 24 febbraio 2019.

Un film che ha colpito critica e pubblico. Scriveva Anna Maria Pasetti dalla Croisette per il fattoquotidiano.it: “La storia di Marcello – interpretato in modalità indescrivibile a parole (perché va visto…) da Marcello Fonte  non è la ricostruzione del fatto di cronaca di trent’anni fa legato al cosiddetto “Canaro”, ma di esso esprime solo lo spunto per l’ispirazione di un racconto generato interamente nel “serbatoio mentale e passionale” di Garrone, parecchi anni fa, antecedente a Gomorra. “E meno male che non l’ho fatto a quel tempo, avrei sbagliato tutto!” esclama il cineasta romano che nel frattempo è diventato padre, ha trovato la location giusta vicino a Castel Volturno e soprattutto ha scoperto nell’attore calabrese Fonte l’unico possibile Dogman esistente nel suo immaginario. Sull’opera, che si configura come un gioiello assoluto in una filmografia già preziosa, ogni parola rivelatrice può suonare fuori posto ancor più che in altri film: non si tratta infatti del semplice spoiler a rovinare il piacere della scoperta bensì della consapevolezza che la traduzione verbale di tanta e tale potenza audiovisiva sia ontologicamente inadeguata, specie per chi il film ancora non l’ha visto”.

Nicola Massaro