23 maggio 1992 – 23 maggio 2020 Capaci, per non dimenticare

Era sabato anche quel 23 maggio del 1992 quando alle 17:57:48 un attentato di stampo terroristico-mafioso faceva esplodere un tratto dell’autostrada A29 all’altezza di Capaci mentre transitavano le Fiat Croma del giudice Giovanni Falcone e della sua scorta.

Una strage in cui persero la vita oltre a Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Rimasero feriti anche gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.

In occasione del 28° anniversario della strage il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affermato: “La mafia si è sempre nutrita di complicità e di paura, prosperando nell’ombra. Le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità”.

Alla notizia della strage molti palermitani si recarono sotto casa del magistrato e il ficus magnolia, l’albero sempreverde che si trova davanti alla casa di Falcone, diventò simbolo di rivolta e riscatto, conosciuto come“l’albero di Falcone”.

Quest’anno l’iniziativa che vede coinvolte ogni anno le scuole di tutta Italia, “la nave della legalità” con partenza da Civitavecchia per approdare a Palermo per la grande manifestazione degli studenti contro la mafia non si è tenuta, la Nave Splendid della SNAV, usata tradizionalmente per l’evento, è stata trasformata in ospedale galleggiante per gli ammalati di Covid-19. E le migliaia di studenti che fino all’anno precedente partecipavano alla manifestazione non sono potuti essere fisicamente a Palermo a causa delle misure di contenimento della pandemia Covid-19, ma il ricordo di quel tragico pomeriggio è stato fortemente presente in loro, sui social, sui media, nel modo della scuola, e fra tutti gli Italiani che hanno avuto modo di rivedere le tragiche immagini e ascoltare le tante testimonianze cogliendo l’invito a stendere alle ore 18.00 un lenzuolo bianco al balcone di casa in ricordo del magistrato che insieme a Borsellino ed altri appartenenti al pool antimafia hanno portato avanti la lotta alla mafia e alla criminalità organizzata.

Un 23 maggio diverso, quindi, quello del 2020.  “In questa drammatica emergenza – ha spiegato la professoressa Maria Falcone, presidente della Fondazione Francesca e Giovanni Falcone e sorella del magistrato ucciso – si è scelto di celebrare il coraggio degli italiani che si sono messi al servizio del Paese in uno dei momenti più drammatici della sua storia recente”. “Donne e uomini che hanno reso straordinario il loro ordinario impegno mostrando un’etica del dovere che richiama uno dei più grandi insegnamenti che ci ha lasciato Giovanni Falcone”.

Bianca Desideri