I neuroni specchio e la “lettura” delle menti

Comprendere le emozioni, i sentimenti e le intenzioni dei nostri simili non è una proprietà da chiaroveggenti bensì una capacità insita nel nostro corredo biologico.

La nostra è una mente simulativa, vale a dire, in grado di provare, dentro di sé, le emozioni degli altri.

Proviamo a pensare a quando, il nostro migliore amico, ci ha confessato di essersi innamorato, oppure a quella volta in cui una persona a noi cara ci ha comunicato di aver subito un lutto importante… in entrambi i casi, abbiamo compreso, con immediatezza, le loro emozioni; con naturalezza, siamo entrati in sintonia con i loro stati d’animo.

Da cosa deriva questa capacità così immediata, ossia non-mediata da ragionamenti?

La risposta è in larga parte attribuibile all’esistenza, nel nostro cervello, dei “neuroni specchio”.

Scoperti un po’ per caso da un gruppo di neurobiologi italiani verso la metà degli anni novanta, oggi, i neuroni specchio, rappresentano una delle scoperte più rilevanti e decisive avvenute in campo neuroscientifico.

Studiando la corteccia motoria dei primati, gli italiani osservarono che: i neuroni che venivano attivati quando una scimmia mangiava una nocciolina diventavano attivi anche quando la scimmia guardava un ricercatore mangiare la nocciolina. Dunque, tra l’azione eseguita (che rappresenta il processo motorio)e l’azione vista (che rappresenta il processo percettivo) si verificava una sorta di “rispecchiamento”. Quelle cellule, pertanto, vennero definite: “neuroni specchio”.

E’ quindi grazie al sistema di neuroni specchio che ci è permesso immaginare empaticamente che cosa sta succedendo all’altro e questo ha fornito una prospettiva certamente inedita sulla natura, profondamente sociale, del nostro sistema nervoso.

Barbara Guercia