Abolita la censura cinematografica?

Alcune settimane fa è uscito nelle sale il film di Stefano Mordini “La scuola cattolica”, tratto dall’omonimo libro di Edoardo Albinati, vincitore nel 2016 del premio Strega. Il film ricostruisce uno di più atroci delitti della storia italiana: il delitto del Circeo; nel 1975 tre ragazzi, della Roma “bene”, tra i diciannove e i vent’anni, rapirono, stuprarono, torturarono due ragazze di diciassette e diciannove anni, solo una sopravvisse fingendosi morta, l’altra fu annegata.

Nonostante l’annuncio, pochi mesi fa, dell’abolizione della censura in Italia, il film è stato vietato ai minori di 18 anni dalla vecchia commissione censura, ancora operante poiché la nuova commissione è in attesa che venga approvato il documento che ne disciplini l’attività.

La motivazione alla censura non è relativa alla presenza di scene che potrebbero “turbare i minori”, come si potrebbe immaginare a causa del tema del film, ma perché, a parere della Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche, la pellicola “… presenta una narrazione filmica che ha come suo punto centrale la sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice…” ed ancora “… in particolare, i protagonisti della vicenda pur partendo da situazioni sociali diverse, finiscono per apparire tutti incapaci di comprendere la situazione in cui si trovano coinvolti…”.

Motivazioni che entrano dunque nel merito della narrazione filmica, della scelta artistica e che interpretano e “vietano” secondo un pensiero che sembrerebbe permeato da finalità quasi educative….

Ma che senso ha in questo momento storico (in cui il dibattito sul contrasto alla violenza di genere ha come contrappunto la quotidiana cronaca di episodi di violenza, stupro e omicidio commessi contro le donne), impedire con queste motivazioni, a ragazzi infradiciottenni, la conoscenza della storia vera di uno stupro su delle ragazze, di cui una minorenne, culminato con un omicidio?

Da circa vent’anni chi scrive si occupa di violenza sui minori: i nostri ragazzi sono assediati, bombardati da contenuti multimediali più che espliciti; attraverso un cellulare un bambino, se non soggetto al controllo di un adulto, come spesso accade, può facilmente accedere, sul web, a materiale pornografico i cui contenuti, negli ultimi anni, sono diventati sempre più violenti; inoltre, frequentemente minori di età inferiore ai 14 anni e quindi non imputabili, hanno rapporti sessuali con minori più piccoli utilizzando contemporaneamente un cellulare con il quale filmare.

In questo panorama, in cui ben altre sono le emergenze a tutela dei minori, la pratica censoria (che nei decenni passati si è distinta per le gravi mutilazioni alle opere di molti altri registi) nei confronti de “La scuola cattolica” sembra quasi l’ultimo atto di un’istituzione che, prima di andare definitivamente in soffitta, non ha saputo o non ha voluto rinunciare al colpo di coda.

Assunta Landri

Psicologo Psicoterapeuta

Consulente Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli