Emilio Contrasto: allarme desertificazione bancaria. Il digitale non idoneo a sostituire gli sportelli fisici

Emilio Contrasto (Foto di Enzo Barbieri)

Sono decenni che ormai assistiamo ad una progressiva riduzione degli sportelli bancari nel nostro Paese. Qualcuno potrà rilevare che forse nel passato c’era stata una proliferazione eccessiva degli stessi, filiali e sportelli di tante dimensioni diverse, dalle grandi filiali ai minisportelli, ma passare all’estremo opposto certo è ben altra cosa. Oggi per trovare uno sportello della propria banca bisogna cercarlo con il lanternino come direbbe qualcuno e fare chilometri per raggiungerlo, specie se si vive in località dove gli sportelli sono completamente scomparsi. Il fenomeno è più evidente al Sud dove anche i collegamenti tra territori sono più complessi e le infrastrutture di connessione meno sviluppate.

Il rapporto “Retail Banking Radar 2022” redatto da Kearney, tra le prime realtà di consulenza strategica, presente in oltre 40 Paesi, ha evidenziato, su un campione di interviste di 7500 clienti delle banche in 13 Paesi europei, che in Europa “cresce il digitale ma le filiali restano di moda”.

La lettura del rapporto ci ha fornito un’occasione interessante per parlare di questo tema con Emilio Contrasto, Segretario Generale di UNISIN/CONFSAL.

Segretario Contrasto può fare un commento introduttivo al rapporto redatto da Kearney?

Certamente.

La clientela ha mostrato nel corso degli anni di sapersi adattare ai cambiamenti organizzativi e alle innovazioni che, di volta in volta, sono state introdotte dal sistema bancario e di apprezzare anche, soprattutto i giovani, l’innovazione tecnologica: il digital banking e la cosiddetta fintech. In tal senso, è sicuramente una nuova opportunità la possibilità di stare comodamente seduti a casa o in altro luogo a scelta del cliente e poter operare direttamente dal proprio pc, tablet o smartphone sul proprio conto corrente per eseguire operazioni che altrimenti avrebbero richiesto uno spostamento fisico, un appuntamento, una “perdita” di tempo non esattamente quantificabile.

La pandemia da Covid 19, peraltro, ha forzatamente “convertito” anche i più scettici a passare al digitale. Di necessità virtù, quindi, aprendo la mente ad un nuovo modo di percepire ed utilizzare i servizi di ogni genere e in ogni settore, anche quello bancario che ha visto crescere le transazioni online e di conseguenza l’offerta dei servizi in questa modalità. Alle filiali fisiche sono subentrate quelle online, ma la clientela rimane comunque assolutamente affezionata alla filiale fisica dove può interfacciarsi con il proprio gestore o con altri dipendenti della banca per risolvere problematiche o anche solo per rafforzare il rapporto interpersonale fiduciario che spesso è maggiormente favorito dall’incontro fisico.

Esiste poi il problema, assolutamente strategico, della consulenza che riguarda sia la clientela privata ma anche e soprattutto le imprese.

L’Italia è un Paese caratterizzato dalla presenza di imprese medie e soprattutto piccole, a caratterizzazione poco più che familiare. In tali realtà la consulenza finanziaria non può certamente essere gestita all’interno delle aziende e poter, quindi, contare sulla propria banca, fisicamente presente al luogo dove si svolge l’attività di impresa, per la migliore qualificazione e quantificazione delle fonti di investimento diventa strategico.

In effetti, il rapporto conferma che, nonostante tutto, la clientela bancaria resta affezionata allo sportello fisico. Come si concilia questa tendenza con la digitalizzazione e la progressiva desertificazione dei territori?

Da anni come UNISIN/CONFSAL evidenziamo il problema della desertificazione economica dei territori soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia a cui contribuisce anche la riduzione e la scomparsa di centri decisionali, imprese, banche e loro sportelli.

Come detto, la digitalizzazione è fondamentale per il sistema bancario del nostro Paese per tenerlo al passo con quello dei competitor europei ed internazionali. Allo stesso tempo è necessaria anche la presenza fisica sui territori in particolare quelli meno sviluppati sia dal punto di vista delle infrastrutture sia di rete che di trasporto.

Nel corso degli ultimi decenni il sistema bancario del nostro Paese ha visto la scomparsa di migliaia di sportelli e una consistente riduzione di personale, le fornisco solo qualche dato: in meno di 10 anni il settore ha perso oltre 11.000 sportelli, siamo passati da oltre 32.000 agenzie alle quasi 22.000 dello scorso anno e il fenomeno non si arresta.

In tempo di pandemia il digital banking ha subito una crescita esponenziale…

Sì. Si è passati immediatamente dal 20% al 50%, una tendenza di crescita che avrebbe richiesto, in condizioni normali, con tutta probabilità almeno un decennio per raggiungere questa percentuale di diffusione. Una vera trasformazione epocale così come d’altronde è avvenuto nel mondo del lavoro che ha trovato nello smart working una nuova modalità per operare in emergenza e che si è candidato a diventare una nuova modalità di organizzazione del lavoro stabile da affiancare – ulteriormente normata e tutelata a livello legislativo e contrattuale, anche per quanto riguarda le esigenze di “disconnessione”- sempre più alla modalità tradizionale in presenza.

A suo avviso si potrebbe ritornare indietro, al vecchio modello bancario?

Non credo, sarebbe complesso e antieconomico. Il sistema bancario italiano e quelli europei sono sempre più rivolti ai canali digitali. Pensi che la metà degli Europei utilizza per la ricerca i canali digitali. Solo per dare qualche ulteriore dato: il 55% li utilizza per il conto corrente o la carta online, il 49% per risparmio e finanza, 46% per la ricerca di un mutuo.

Ciò non di meno, soprattutto in Italia per le caratteristiche dimensionali delle nostre aziende, come dicevamo in premessa, resta essenziale garantire un servizio di consulenza agile e vicino alle stesse aziende. Inoltre, i dati ci dimostrano come la vicinanza dei centri decisionali ed il rapporto diretto banca/cliente agevoli in maniera esponenziale la facilità e l’efficacia degli interventi sulla struttura finanziaria delle realtà economiche del nostro Paese.

Il Mezzogiorno, ad esempio, oramai da tempo privo di fatto di centri decisionali facenti capo alle principali Banche italiane, risente in modo più evidente di tale processo di desertificazione bancaria, determinando conseguenze negative poi sullo sviluppo di un tessuto imprenditoriale “sano” e quindi, a seguire, sullo sviluppo sociale, culturale e in termini di popolazione dei vari territori.

Alla desertificazione bancaria, semplicemente segue la desertificazione economica ed infine quella delle giovani generazioni che si vedono costrette a cercar fortuna in altre regioni o, addirittura, in altri Paesi.

Analoga situazione si può evidenziare anche sulla clientela privata e sulle famiglie. Le nuove frontiere in tema di investimenti e prodotti finanziari richiedono conoscenze che restano ancora nella disponibilità di un ristretto numero di addetti ai lavori e di esperti. Avere, quindi, vicina la propria banca, in un contesto privo di condizionamenti e di pressioni alla vendita e attivando i necessari controlli sulla qualità dei prodotti offerti, agevolerebbe sostanzialmente tali processi e renderebbe più efficace anche l’allocazione del risparmio.

Su quali prodotti sono più orientati i clienti europei online?

I prodotti più attivi sul digitale sono quelli transazionali che impattano per il 48%, i risparmi per il 45% e i prestiti al consumo per il 43%.

E i mutui?

Sembrano rappresentare la maglia nera del digitale, sono calati tra il 2021 e 2022 del 47% con solo un 39% della clientela che utilizza le procedure online.

Le filiali continuano però a svolgere un ruolo centrale nelle preferenze della clientela?

Come già accennato, in maniera differenziata nei vari Paesi della Unione europea. Rappresentano ancora una preferenza per un terzo della clientela europea che va almeno una volta al mese nella propria filiale, come ad esempio in Germania (48%), per effettuare transazioni in contanti o acquisti, ricevere consulenze.  In Italia solo il 45% dei cittadini preferisce operare online, ma risulta anche che, complici timori e restrizioni generati dalla pandemia, si è passati dal 49% di clienti retail che si recava allo sportello almeno una volta al mese alla percentuale attuale del 31%.

La riduzione del numero delle filiali fisiche in favore del digital banking e della fintech ha consentito nel corso degli anni un’importante riduzione dei costi per le banche…

Sì, le banche hanno colto al volo il cambio di interesse della clientela riducendo il numero delle filiali e di conseguenza dei dipendenti acuendo anche il differenziale Nord/Sud.

Di che numeri parliamo?

Ormai oltre 3.000 comuni del nostro Paese sono privi di filiali bancarie. Il sistema in seguito ad una lunga stagione di fusioni, aggregazioni, accorpamenti, ha visto scomparire nell’ultimo decennio ben 250 banche.

Quale futuro per le filiali bancarie?

Domanda difficile, le banche continueranno a cercare modalità di riduzione dei costi nel corso dei prossimi anni e normalmente si riferiscono al costo delle filiali nel loro complesso e dei dipendenti. Nostro compito come Organizzazioni Sindacali sarà quello di intercettare di volta in volta i cambiamenti anche legati al maggior utilizzo dell’intelligenza artificiale e alla sempre maggiore digitalizzazione, monitorarli e intervenire per tutelare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e far sì che il sistema offra sempre miglior servizio alla clientela, alle imprese, ai territori.

Il prossimo rinnovo del CCNL di Settore ci offrirà l’occasione per importanti riflessioni.

Bianca Desideri

Direttore responsabile Professione Bancario