Paese che vai, stile che trovi

“Lo stile è l’uomo” sentenziò il naturalista francese Georges-Louis Leclerc de Buffon, e quel che vale per il singolo individuo può valere anche per intere comunità e manifestarsi nelle più svariate occasioni, sì che anche un evento a tutta prima sostanzialmente ludico e spensierato si può rivelare chiara cartina al tornasole di peculiarità nazionali. Ed è infatti quanto recentemente venuto fuori dalla simpatica iniziativa calabrese della Soap Box Race di Verbicaro, creata e faticosamente curata da Agostino Cirimele, sfilata di veicoli a quattro ruote che corrono in discesa in virtù della sola forza di gravità, gareggiando tra loro sia in velocità che in fantasia estetica.

Tra gli importanti ospiti di quest’ultima edizione di agosto 2017, l’australiana Jessica Zerlinda Gnata, organizzatrice di analoga gara nel suo continente e recente spettatrice di tale sorta di competizione negli Stati Uniti d’America, patria di questa manifestazione.

La sua visita a Verbicaro è stata praticamente spontanea, stimolata dall’interesse dell’australiana per questo divertente agone e dal suo rapporto di parentela, qui in Italia, con Germana Ciampa, che ci fa anche  da paziente interprete.

Perché la Soap Box Race in Australia?

Per la sua forte valenza formativa a favore dei giovani, in termini di esercizio di fantasia, creatività, progettistica, svago, divertimento e per il loro orientamento scolastico. Infatti la progettazione e costruzione dei veicoli li stimola all’attenzione, e nel migliore dei casi alla prosecuzione, degli studi nell’ambito tecnologico e scientifico, specialmente verso la matematica e l’ingegneria.

È diversa la realtà statunitense da quella italiana?

Senza ombra di dubbio. Oltreoceano le gare sono svolte in tre categorie, in base all’età dei piloti concorrenti. La prima è per giovani dai sette ai quattordici anni, la seconda per quelli dai quindici ai diciannove, la terza esclusivamente per ventenni e ventunenni. Esiste una specifica ditta costruttrice e quindi, sostanzialmente, i concorrenti assemblano i veicoli. Insomma l’America è patria di organizzazione e commercio. In Italia invece ognuno progetta e costruisce da sé il proprio bolide, con i materiali che meglio ritiene, e non potevo che rimanere profondamente stupita dalla divertente, fantasiosa creatività del vostro paese.

Rosario Ruggiero