In dieci anni ogni cittadino ha perso 2 mila euro di reddito

Nell’ultimo decennio ogni italiano ha perso circa 2 mila euro di reddito. È quanto sottolineato dal Presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, che ha fatto presente come “per tornare a crescere la priorità assoluta è evitare l’aumento dell’Iva e un’ulteriore riduzione dei consumi”. L’Associazione ha predisposto un’analisi sulla situazione economica che valuta la crescita di lungo periodo, i consumi e l’impatto di un eventuale aumento Iva e prevede un ulteriore rallentamento del Pil a fronte delle ultime stime fatte dall’Associazione (crescita dell’1,2% nel 2018 e dell’1,1% nel 2019, ma se l’Iva dovesse aumentare la crescita del Pil si fermerà tra lo 0,8 e lo 0,7 per cento).

Per il presidente Sangalli “tutto ciò che è nel perimetro della riduzione delle tasse va bene purché non si baratti con l’Iva. Dall’analisi del nostro ufficio studi – ha detto Sangalli – emerge chiaramente che la malattia cronica del nostro Paese è la bassa crescita. Negli ultimi 30 anni siamo sempre in fondo alle classifiche internazionali per variazione di Pil, reddito, consumi. Basti pensare che negli ultimi dieci anni ogni cittadino italiano ha perso circa 2.000 euro di reddito”.

Questo dato di riduzione del reddito degli italiani viene rilanciato anche dall’Unione Nazionale Consumatori che chiede una “politica dei redditi”. “I dati confermano quello che sosteniamo da sempre. Se non si ridà capacità di spesa agli italiani non si uscirà dalla crisi, dato che fino a che le famiglie non acquistano, le imprese ed i commercianti non vendono – afferma Massimiliano Dona, Presidente dell’Associazione – Urge una politica dei redditi. Non è possibile che il costo della vita aumenti, mentre gli stipendi vengono congelati. Vanno al più presto ripristinati meccanismi automatici di adeguamento della busta paga all’aumento del costo della vita, come la scala mobile all’inflazione programmata”.

Maria Grazia Palmarini